Il Bundesgerichtshof, con una pronuncia del 10 agosto scorso[1], ha annullato una precedente decisione della Corte d’appello di Colonia[2] reputando legittima la richiesta formulata dalla Naidoo Records GmbH, una società di distribuzione musicale, di accedere ai dati identificativi di alcuni utenti abbonati alla Deutschen Telekom AG, da associare agli IP dinamici già precedentemente tracciati, poiché riferibili agli autori di violazione del diritto d’autore riguardante il brano “Bitte hör nicht auf zu träumen” attraverso l’accesso e l’uso di piattaforme di file-sharing.
Nel motivare la propria decisione i giudici hanno fornito un’interpretazione “estensiva” delle disposizioni previste dall’UrhG (la legge sul diritto d’autore tedesca) sul diritto di informazione: non sarebbe difatti richiesto un particolare grado di rilevanza della violazione (nello specifico essa venga posta in essere “su scala commerciale”), ai fini dell’ammissibilità, in favore dei soggetti titolari di diritto d’autore, delle richieste di accesso ai dati identificativi di presunti “pirati”.
La richiesta della società di distribuzione tedesca, sollevata in conformità al combinato disposto di cui ai § 101 Abs. 9 e § 101 Abs. 2 Satz 1 Nr. 3 dell’UrhG e § 3 Nr. 30 del TKG, è stata difatti ritenuta ammissibile col riferimento alla circostanza che la disciplina in oggetto prevede l’obbligo di favorire l’accesso ai dati “nei casi di violazione manifesta” o qualora il soggetto leso abbia intenzione di perseguire gli autori di tali violazioni.
Inoltre, sempre secondo i giudici, dal tenore letterale e dal quadro generale offerto dalle disposizioni in analisi non sussisterebbe un criterio di “graduazione dell’illecito” e di valutazione economica dell’entità della violazione stessa ai fini dell’ammissibilità delle richieste di accesso ai dati identificativi degli utenti; la sussistenza di un obbligo di valutazione, inoltre, limiterebbe l’efficacia e gli obiettivi della legge sul copyright.
Per il Bgh infatti anche nelle ipotesi “minori” di trasgressione, quali quelle commesse in ambito privato, il duty to disclose dei dati identificativi posto in capo agli ISP previsto dall’UhrG soddisferebbe i criteri di bilanciamento e proporzionalità tra gli interessi del titolare del diritto di privativa e quegli degli ISP e degli utenti, non contravvenendo ai principi costituzionali né ai principi affermati in sede comunitaria[3].
[1] BGH, 19.04.2012 – I ZB 80/11- Alles kann besser warden, in juris.bundesgerichtshof.de.
[2] OLG Köln, 02.11.2011 – 6 W 237/11.
[3] BGH, 19.04.2012 – I ZB 80/11: “Die Begründetheit des Antrags nach § 101 Abs. 9 Satz 1 UrhG auf Gestattung der Verwendung von Verkehrsdaten zur Erteilung der Auskunft über den Namen und die Anschrift der Nutzer, denen zu bestimmten Zeitpunkten bestimmte (dynamische) IP-Adressen zugewiesen waren, setzt jedenfalls in den Fällen, in denen – wie hier – ein Auskunftsanspruch nach § 101 Abs. 2 Satz 1 Nr. 3 UrhG wegen einer offensichtlichen Rechtsverletzung gegen eine Person 38 besteht, die in gewerblichem Ausmaß für rechtsverletzende Tätigkeiten genutzte Dienstleistungen erbracht hat, grundsätzlich kein besonderes und insbesondere kein gewerbliches Ausmaß der Rechtsverletzung voraus. Ein solcher Antrag ist vielmehr unter Abwägung der betroffenen Rechte des Rechtsinhabers, des Auskunftspflichtigen und der Nutzer sowie unter Berücksichtigung des Grundsatzes der Verhältnismäßigkeit in aller Regel ohne weiteres begründet. Dagegen bestehen weder unionsrechtliche noch verfassungsrechtliche Bedenken”.