La magistratura turca, ai sensi della legge n. 5651/2007 che regolamenta l’uso e l’accesso al World Wide Web, in combinato disposto con la legge n. 7872 del 31 luglio 1951 che punisce con la detenzione fino a cinque anni chiunque insulti la memoria del fondatore della Repubblica turca Mustafa Kemal Ataturk, ha recentemente reiterato l’obbligo per tutti i provider del paese di impedire ai propri utenti l’accesso a Youtube.
La guerra aperta tra il sito americano di video sharing e le autorità turche prosegue ormai da diversi anni. Già nel maggio del 2008 la magistratura locale aveva ordinato la “chiusura” totale di Youtube per un periodo di trenta mesi, dopo la pubblicazione sulla piattaforma di Google di dieci video che adombravano dubbi sulla presunta omosessualità di Ataturk, il “leader immortale ed eroe senza rivali” della patria turca, come da preambolo della vigente Costituzione del 1982.
La società di Mountain View aveva prontamente rimosso sei di questi video, ammettendone implicitamente l’offensività (anche a dispetto del fatto che in Turchia l’omosessualità non costituisca reato), ma aveva però difeso i rimanenti quattro fino allo scontro aperto con le autorità di Ankara. Il blocco totale di Youtube (il quarto nella storia del paese), benché facilmente aggirabile da parte degli utenti più esperti attraverso l’uso di proxy server, aveva suscitato malumori interni e aspre critiche internazionali, soprattutto in vista del complesso processo di adeguamento della legislazione turca agli standard europei.
Alla fine di ottobre del 2010, su impulso del Turkish Internet Board – autorità semi indipendente incaricata di vigilare sul “corretto uso di internet”, composta da funzionari pubblici, rappresentanti degli internet providers ed esponenti di organizzazioni non governative – una società tedesca aveva infine rivendicato il copyright sui quattro video incriminati attraverso la procedura standard di “automatic copyright complaint”. Più precisamente, secondo quanto ricostruito da alcune fonti locali, il Turkish Internet Board avrebbe avocato a sé, con un atto unilaterale compiuto in nome del popolo turco, i diritti d’autore sul materiale video, “rivendendoli” poi alla società tedesca International Licensing Limited affinché questa rivendicasse nei confronti di Youtube la violazione del proprio “legittimo” copyright.
Alla fine di ottobre del 2010 l’escamotage aveva effettivamente spinto Google a eliminare da Youtube il residuo materiale controverso ai soli fini della tutela del diritto d’autore, sicché le autorità turche avevano potuto rimuovere il blocco al sito. Ma nell’arco di pochi giorni, il 2 novembre 2010, i responsabili di Youtube hanno deciso di tornare sui propri passi, non ritenendo sussistente alcuna valida violazione di copyright nel caso di specie. I filmati sono stati dunque ripubblicati e la reazione turca non si è fatta attendere: il blocco totale di Youtube per tutti gli utenti turchi è stato immediatamente ripristinato ed è, a quanto risulta, tuttora vigente.