La Commissione europea mette sotto esame Trentino Ngn, il veicolo societario a capitale pubblico-privato che realizzerà la banda ultralarga nella Provincia autonoma presieduta da Lorenzo Dellai, a seguito del conferimento della rete in rame di Telecom Italia. Con un dubbio ancora tutto da verificare e cioè che la messa a disposizione da parte dell’ente pubblico locale di 60 milioni di euro per la newco si configuri come un aiuto di Stato. Richieste messe nero su bianco in una lettera «strettamente confidenziale» spedita alla Provincia di Trento il 21 giugno. Una lettera della direzione generale per la competizione di Bruxelles, sollecitata dai concorrenti di Telecom (Vodafone, Wind e Fastweb), nella quale si formula una fitta serie di richieste di verifica sulla newco che sarà inizialmente capitalizzata dalla Provincia dopo la messa a disposizione di Telecom delle infrastrutture passive del suo network: tratte canalizzate, tubi interrati e palificazioni, per un importo “in natura”, come spiegò mesi fa Franco Bernabè, presidente esecutivo del gruppo telefonico, «valutabile in 60 milioni».
In base ai documenti portati all’attenzione della Commissione – spiega la lettera – «si evince che la Provincia di Trento ritiene che l’intervento in questione ricada nella logica dell’investitore privato e pertanto non rientri tra gli aiuti di Stato. Perché ciò si verifichi occorre valutare se, in circostanze analoghe, un investitore privato di dimensioni paragonabili a quelle degli enti che gestiscono il settore pubblico avrebbe potuto essere indotto a effettuare conferimenti di capitali di simile entità». E ancora: «Può la Provincia spiegare i motivi per cui ritiene che il progetto Trentino Ngn sia in conformità con i principi (…) della giurisprudenza delle corti comunitarie? Potete spiegare il processo decisionale che ha condotto a decidere di effettuare l’investimento nella newco? Sono state analizzate e valutate (ed eventualmente escluse) altre proposte di investimento e/o partenariato a parte quella con Telecom Italia?». La domanda principale della Commissione è proprio questa: un chiarimento sulla logica che ha spinto la Provincia a mettere sul piatto tanto denaro. «Nell’opinione delle autorità trentine – ci si domanda nella missiva – come si concilia la logica di mercato con le esplicite dichiarazioni delle autorità provinciali circa l’interesse pubblico alla infrastrutturazione del territorio che si esprime, in particolare, nella volontà di mantenere il controllo iniziale della Trentino Ngn in mano pubblica (eventualmente attraverso una golden share) e nella volontà di uscire dalla società una volta raggiunto tale obiettivo? È stato redatto un business plan e uno studio di fattibilità, similmente a quanto avrebbe fatto un investitore privato?».
L’altro quesito-chiave riguarda la metodologia utilizzata per stimare l’ammontare del conferimento della Provincia: «Il Memorandum of understanding fa riferimento alla cessione in proprietà o eventualmente a un diritto d’uso in esclusiva degli asset di Telecom alla Trentino Ngn. In che modo la Provincia intende scegliere tra le due modalità? È stata considerata la possibilità (finanziariamente meno onerosa) di ottenere semplicemente accesso all’infrastruttura passiva esistente?». Domande alla quali «daremo una risposta puntuale entro venti giorni lavorativi – spiega una persona vicina alla Provincia – anche se rimane la sorpresa per un documento che arriva quando il progetto non è ancora concluso. Ricordando che è aperto a tutti i concorrenti». (Dal Sole 24 Ore del 25 giugno, pagina 18).