Rubrica Startup – Intervista a Vittorio Guarini (Fazland)

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Dopo la pausa estiva, ritornano le interviste di Medialaws a giovani (e meno giovani) startupper italiani. Oggi è il turno di Vittorio Guarini, fondatore e CEO di Fazland, un sito che consente agli utenti di ottenere preventivi da parte di professionisti e artigiani che svolgono lavori in casa.

 

Ciao Vittorio, ci spieghi cos’è Fazland e com’è ti è venuta l’idea della piattaforma?

Fazland.com nasce da un’esigenza comune a molti: scegliere al meglio l’azienda o il professionista a cui affidare un lavoro o una piccola ristrutturazione nella propria casa, valutando preventivamente sia il prezzo che la qualità.

L’idea è nata proprio perché questa esigenza è stata riscontrata in prima persona dai noi tre fondatori (oltre a me Giovanni Azzali e Alessandro Iotti), in particolare da Alessandro che vivendo all’estero trovava difficoltà senza conoscenze dirette e con ovvie barriere linguistiche: da questo e dalla voglia di fare impresa insieme è partito il progetto.

Fazland è una piattaforma digitale innovativa che permette alle persone di descrivere le proprie richieste di servizio per la casa compilando questionari semplici e mirati, e di confrontare le proposte non solo in base al prezzo ma anche a criteri qualitativi quali certificazioni, referenze e recensioni da parte degli altri utenti del sito.

Una curiosità: da dove viene il nome del sito?

Faz in portoghese è voce del verbo fare: Faz-land è “la terra di chi fa”. Ci piaceva molto avere un nome molto diretto e che suonasse bene anche in ottica di approdare – speriamo presto – su mercati esteri.

Come giudichi il mercato di internet oggi? Quali le maggiori criticità e quali, a tuo avviso, gli scenari interessanti per il prossimo futuro?

Oggi il mercato di internet è ampio, totalmente aperto e condiviso, quasi saturo da certi punti di vista, essendo ormai diventato non più un’opportunità ma un naturale risvolto del fare business. Proprio per questo è necessario sapersi distinguere in tutti gli ambiti: lato prodotto, sui processi chiave, su marketing e distribuzione, cercando ogni giorno una potenziale fonte di innovazione e dinamismo.

Quali sono i maggiori ostacoli che, sotto il profilo giuridico e legislativo, hai incontrato (o incontri ancora) nella tua esperienza di start-upper? Al netto del recente decreto su start-up e innovatori, quali riforme ti aspetti dal prossimo Governo?

Criticità – pur banali da menzionare – arrivano spesso in ambito di burocrazia e dei processi di pubblica amministrazione che in questo momento rischiano di interfacciarsi allo stesso modo – in termini di regolamenti e procedure – con imprese IT di 3 dipendenti e fabbriche di materie prime di 100mila operai, che hanno caratteristiche totalmente diverse.

Inoltre, pur essendo un buon passo quello del decreto startup innovative, sarebbe importante snellire i processi di valutazione per accesso al credito delle startup (meritevoli ovviamente a fronte di risultati ottenuti). In particolare sarebbe importante la creazione di ulteriori fondi dedicati che non passino necessariamente da istituti bancari – con relativi tassi di finanziamento – ma che con garanzia statale favoriscano la nascita di nuove imprese italiane investendo nella fase iniziale anche senza entrare in equity, ma monitorando da vicino risultati e spese per evitare abusi.

 

Sulla scorta della tua esperienza, quali consigli ti sentiresti di dare agli startupper che scelgono di investire nel mercato di internet oggi? Rimanere in Italia o investire altrove?

Investire su se stessi – aldilà che si tratti di Italia o estero – studiando e osservando attentamente il mondo esterno e i feedback del mercato, in base al proprio prodotto o la propria startup in genere. Dopodichè si può valutare su che geografie è interessante indirizzare il proprio lavoro, ma questo è sicuramente il passo successivo.

Con Fazland ad esempio, per temi di naturale superamento di barriere all’ingresso sul mercato, abbiamo deciso di partire con un pilota su città italiane per poi estendere ora – anche a fronte di un rilevante aumento di capitale appena effettuato – a tutto il territorio italiano, ma partendo già da gennaio 2015 con un primo pilota in due città europee replicando il modello.

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