Rubrica startup – Intervista a Lorenzo Setale

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Ritornano le interviste di Medialaws a giovani (e meno giovani) startupper italiani. Oggi è il turno di Lorenzo Setale, un giovanissimo e originale sviluppatore e blogger (nella sua presentazione si definisce un koala, ma non chiedetemi cosa significhi…).

Ciao Lorenzo, ci spieghi di cosa ti occupi esattamente?

Ciao! Questa è una domanda difficile: di base sono un ventenne e non riesco a stare fermo. 🙂 Oltre ad essere uno startupper, sono sviluppatore software, quindi mi occupo sia dal punto di vista progettuale, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista tecnico dello sviluppo e della produzione di applicazioni, siti web e software in generale. Le ultime mie esperienze, in modo particolare InnovAction Lab e Working Capital, mi hanno dato la possibilità di ampliare le mie conoscenze e diventare CEO della startup Bancha.

Come giudichi il mercato di internet oggi? Quali le maggiori criticità e quali, a tuo avviso, gli scenari interessanti per il prossimo futuro?

Internet è più di un mercato: negli ultimi 5 anni sono stati stravolti sia i modelli di business che le possibilità che hanno le startup di trovare clienti e finanziatori. Penso che per questioni “sociali” e “culturali”, a volte le statistiche numeriche non bastino per poter correttamente comprendere come va “il business” su internet: ci sono settori in crescita e settori che non vanno.

Oramai Internet tocca quasi tutti i mercati possibili ed immaginabili. La criticità più importante è la necessità da parte delle organizzazioni governative di controllare questi mercati: ci sono scenari molto interessanti di grande successo o fallimentari, tutto va in base alle leggi che ne favoriscono la crescita o uccidono questi scenari. Ad esempio ci sono piattaforme di crowdfunding come kickstarter o indiegogo che possono essere bloccate da enti governativi, così come da società come Paypal (cosa che è successa di recente). Casi molto simili sono quelli delle startup relative al mondo dei BitCoin, o tutto ciò che non è ancora contemplato dal mondo legislativo. Parlo di quei casi dove bisogna preventivare grossi go/no go da dover superare: Uber e AirBnB ne sanno parecchio a riguardo!

Il futuro, “the next big thing”, è molto vicino così come molto lontano, semplicemente sta agli stati o alle organizzazioni fare in modo che questi scenari interessanti si avvicinino dandogli maggiore libertà, o allontanandoli, costringendo gli innovatori a fuggire ancora.

Quali sono i maggiori ostacoli che, sotto il profilo giuridico e legislativo, hai incontrato (o incontri ancora) nella tua esperienza di start-upper? Al netto del recente decreto su start-up e innovatori, quali riforme ti aspetti dal prossimo Governo?

Dal punto di vista giuridico e legislativo ci sono diversi ostacoli che ho incontrato. Credo che attualmente, la legge italiana costringa a spendere troppo tempo e denaro per avviare una impresa “a costo zero”. Fare bootstrapping è difficile in italia.

Sulla base delle mie esperienze, ho preso seriamente in considerazione la possibilità di spostarmi all’estero, dove in una mano c’è una legislazione che permette la fioritura di giovani realtaimprenditoriali con maggiore facilità, nell’altra si sono formati agglomerati e comunità di persone che innovano sul serio. Usando un gergo molto più tecnico, il decreto start-up mi è sembrato un “workaround” per adeguare quello che attualmente già c’è al mondo che sta cambiando.

Per questo motivo mi aspetto dal Governo maggiore libertà e agevolazioni dal punto di vista di costi e tempistiche per aprire una impresa: molti startupper che ho incontrato hanno avuto la difficoltà di fondare una società, prima ancora di verificare l’idea imprenditoriale, ovvero investire troppi soldi, per pratiche e procedure che all’estero sarebbero costate molto di meno e avrebbero aiutato notevolmente gli imprenditori. Eviterei completamente finanziamenti alle startup da parte dello stato: in italia è quasi normalità, i soldi fanno una fine diversa da quella prevista.

Sulla scorta della tua esperienza, quali consigli ti sentiresti di dare agli startupper che scelgono di investire nel mercato di internet oggi? Rimanere in Italia o investire altrove?

La connotazione della parola “impresa” è una “iniziativa importante e difficile” (fonte: http:// dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/I/impresa_1.shtml ). Sulla mia esperienza posso dire che si dimentica il “difficile” e si pensa che le idee che abbiamo nella testa siano, concedimi il termine da ventenne, ultra-mega-stra-fighe.

Quello che uno startupper sta creando è un “modo per ricavare profitto”, non un semplice sogno. I mercati che si muovono dietro Internet possono essere fruttosi o meno, ma se il sogno che lo startupper ha è interessante ed ha un riscontro notevole, non importa più il “dove” si lavora, ma importa il “come”… la cosa triste è che il “come” dipende dal “dove”.

Se l’italia ha un ambiente sfavorevole per la crescita della startup che vogliamo fare, allora la scelta di andare all’estero può tornarci molto utile. Ci sono delle realtà, in modo particolare l’iniziativa di Telecom, ovvero Working Capital, che sta creando un fruttuoso futuro per le startup italiane. Ma per ora, per chi non può aspettare che l’italia cresca, è importante capire che “la startup” non è solamente un sogno, un momento di brainstorming o una idea, ma è una vera e propria “iniziativa importante e difficile” da portare avanti con anima e corpo.

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