Ciao Claudio, ci spieghi cos’è Tascout e com’è ti è venuta l’idea di un sito sul calcio (in un settore, immagino, già affollato)?
Tascout è la “community dei calciatori di domani” in quanto ha come obiettivo:
. mettere in contatto tra di loro tutti i giovani calciatori dai 9 ai 17 anni
. Dare loro un network di riferimento dove mostrare il loro talento.
L’idea mi è venuta più o meno un anno fa, quando lessi in internet la bella storia di Pety, calciatore brasiliano di 10 anni, acquistato dal Real Madrid dopo essere stato visionato involontariamente su Youtube. Allora mi sono chiesto: “Perchè non realizzare un portale ad hoc dove i giovani calciatori, oltre a mostrare il proprio talento, possano anche sentirsi parte di un contesto, scambiarsi consigli, emozioni e legarsi ai valori positivi del calcio quali la socializzazione e uno stile di vita sano ….?”
Anche io e i miei collaboratori inizialmente eravamo preoccupati e spaventati all’idea di entrare in un mercato altamente competitivo ma poi ci siamo resi conto che nessuno effettivamente offriva quello che vogliamo offrire noi, anche in virtù del fatto che abbiamo scelto un target ben definito che quasi mai viene preso in considerazione.
Oltre ai vari Ibra, Ronaldo, Messi, avete mai sentito parlare di piccoli calciatori e della loro crescita calcistica ? La risposta è no!
Bene questo è quello che Tascout.com si è posto come obiettivo.
Come giudichi il mercato di internet oggi? Quali le maggiori criticità e quali, a tuo avviso, gli scenari interessanti per il prossimo futuro?
Per rispondere a questa domanda bisognerebbe, a mio avviso, fare una distinzione tra l’Italia e il resto del mondo; noi che siamo sempre stati i promotori di arte, cultura, in questo settore siamo abbastanza in ritardo. Ho individuato nello scetticismo della gente la maggior criticità, basti pensare che in America nel 2011 circa l’80% utilizzava la carta di credito per acquistare beni e/o servizi on line mentre in Italia circa il 10%.
Questo scetticismo si è evinto anche dal punto di vista imprenditoriale, in pochi in Italia hanno investito nel mondo della rete. Questo, però, può essere visto anche come uno scenario interessante per il prossimo futuro; si potrebbero replicare modelli di Business testati e vincenti già adottati all’estero.
Un’altra criticità è proprio la mentalità della gente che preferisce agire da freelance piuttosto che mettersi in gioco; fare Start up vuol dire fare sacrifici e non avere orari.
Le statistiche sul commercio on-line e sull’advertising pongono l’Italia nelle retrovie tra i Paesi europei. Quali i problemi che, a tuo avviso, occorre superare?
Come risposto nella domanda precedente bisogna superare questo scetticismo cercando di istruire, tramite Scuola e Università e media la nostra popolazione, in modo da poter essere più rapidi e tempestivi nel realizzare le nostre idee e/o colmare con internet le nostre necessità.
Il mondo di internet è veloce l’Italia no!
Quali sono i maggiori ostacoli che, sotto il profilo giuridico e legislativo, hai incontrato (o incontri ancora) nella tua esperienza di start-upper? Al netto del recente decreto su start-up e innovatori, quali riforme ti aspetti dal prossimo Governo?
Su questa domanda potrei soffermarmi ore e ore e, come me, tutti i giovani che si stanno indirizzando verso questo mondo.
I tempi in italia sono lenti, e richiedono troppi passaggi. Negli USA costituire una società costa 80 euro e pochissimo tempo in Italia 2000 euro e qualche settimana.
Prendere gli U.S.A. come modello di riferimento non sarebbe male e, a dir la verità, sto notando passi avanti, lenti, ma li sto notando.
L’introduzione della Srls dello scorso anno è vantaggiosa dal punto di vista economico perchè consente di risparmiare la spesa del notaio, il decreto Monti del 13 Giungo e la sua estensione di Agosto credo sia il passo avanti piu significativo anche se andrebbe comunicato meglio.
La maggior parte dei commercialisti ancora non sa di cosa stiamo parlando e quindi danno consigli molte volte non adatti alla nostra situazione.
Cosa mi aspetto per il futuro? Che il governo adotti regimi fiscali “zero” (chiamiamoli cosi) per le Start up. Quando dico zero intendo che, se una società non ha introiti, non deve avere costi che vanno oltre la pura realizzazione del prodotto. Così facendo ci sarebbero:
Più soldi per realizzare il prodotto, più prodotti realizzati, più possibilità di riuscita del prodotto, più persone assunte e paradossalmente anche più tasse che, le Start up, pagheranno una volta avuti gli introiti. Lo Stato deve essere il primo investitore dei propri ragazzi (rifiutare a qualcosa subito per avere più domani).
Ribadisco questo concetto dicendo che molti ragazzi non vengono assunti per i costi eccessivi che le Start up non possono sostenere e nella migliore delle ipotesi vengono coinvolti da esterni con partita IVA; questo perchè risulta essere un metodo economicamente più sostenibile. (5% iva per i minori di 30 anni).
Comunque il nuovo decreto sta venendo incontro alle nostre esigenze, e per il futuro mi auguro che queste modifiche siano più veloci e certe. Tra l’introduzione della Srls e il decreto di agosto è passato un anno.
Internet in un anno cambia molto, e noi restiamo fermi.
Sulla scorta della tua esperienza, quali consigli ti sentiresti di dare agli startupper che scelgono di investire nel mercato diinternet oggi? Rimanere in Italia o investire altrove?
Nel caso Tascout andare all’estero avrebbe avuto poco senso in quanto l’Italia è il paese del calcio ed è giusto che un progetto così ambizioso parta da qui.
E’ inevitabile però dover dire che andare negli U.S.A o in Russia rappresenti la scelta più vantaggiosa oggi come oggi .
1 Comment
… Per un verso lo Stato Italiano è estso e costoso come tutti gli altri Stati europei maturi, per altro verso, esso si differenzia da quest ultimi perchè debole ed inefficace. In questa conraddizione tra modernità ed arretratezza sta il maggior problema della Stato Italiano. Cit. Sabino Cassese.
Auguri al team di Tascout!