La cosiddetta società algoritmica solleva indubbiamente molte sfide dal punto di vista del ruolo degli attori privati, e di quale sia il modo preferibile di regolamentarli da parte dello Stato. Tuttavia, questo tema ha già iniziato ad attirare una notevole attenzione da parte degli studiosi e dei policy-makers. In questo articolo, guardo alle sfide sollevate dalla società algoritmica dal punto di vista opposto, ovvero guardando allo Stato non come potenziale regolatore, ma come esso stesso soggetto al rispetto di alcune regole fondamentali. Troppo spesso, infatti, una domanda rimane inevasa: cosa succede, e quale dovrebbe essere il quadro giuridico, quando sono gli Stati ad accumulare massivamente informazioni e dati e ad usarli “contro” i loro cittadini? Se combinata con il monopolio weberiano sull’uso legittimo della forza fisica, questa pratica crea una tremenda concentrazione di potere, che è estremamente pericolosa, perché sarebbe un’arma letale nelle mani di governi malintenzionati. Ma la situazione sembra meritevole di grande preoccupazione anche quando sono in gioco gli ordinamenti democratici. Le minacce più immediate riguardano la libertà individuale nei seguenti campi, considerati singolarmente con esempi tratti da ricerche di carattere comparatistico: la censura di internet; la raccolta e l’uso di dati personali per fornire servizi pubblici; le indagini sulle frodi fiscali; altre indagini penali e prevenzione di minacce alla sicurezza pubblica. L’articolo si conclude sostenendo la necessità di riscoprire, in questa epoca di profonda trasformazione tecnologica, le ragioni originarie del costituzionalismo: la società algoritmica rende infatti quanto mai urgente riaffermare i vincoli costituzionali al potere governativo, al fine di impedire che i diritti fondamentali vengano annacquati, solo perché ciò è tecnologicamente possibile. Il costituzionalismo dovrebbe pertanto trovare nuovi strumenti per perseguire un vecchio obiettivo, anzi il più antico, cioè limitare i poteri del governo. In definitiva, per affrontare le molte sfide della società algoritmica, potrebbe occorrere qualche forma di costituzionalismo 4.0, ma sicuramente vi è ancora bisogno anche del “buon vecchio” costituzionalismo 1.0.
The so-called algorithmic society undoubtedly raises many challenges from the point of view of the role of private actors, and what is the preferred way of regulating them by the government. However, this issue has already begun to attract considerable attention from scholars and policy-makers. In this article, I consider the challenges raised by the algorithmic society from the opposite point of view, i.e. by looking at the government not as a potential regulator, but as itself subject to some fundamental rules. All too often, in fact, one question remains unanswered: what happens, and what should the legal framework be, when it is the governments that massively accumulate information and data and use them “against” their citizens? When combined with the Weberian monopoly on the legitimate use of physical force, this practice creates a tremendous concentration of power, which is extremely dangerous, because it would be a lethal weapon in the hands of malicious governments. But the situation seems worthy of great concern even when democratic systems are at stake. The most immediate threats concern individual freedom in the following fields, considered individually with examples taken from comparative research: internet censorship; the collection and use of personal data to provide public services; tax fraud investigations; other criminal investigations and prevention of threats to public security. The article concludes by arguing the need to rediscover, in this era of profound technological transformation, the original reasons for constitutionalism: the algorithmic society makes it all the more urgent to reaffirm the constitutional constraints to government power, in order to prevent fundamental rights from being watered down, just because this is technologically possible. Constitutionalism should therefore find new instruments to pursue an old objective, to be sure the oldest one, namely to limit the powers of government. Ultimately, some form of constitutionalism 4.0 may be needed to meet the many challenges of the algorithmic society, but surely there is still a need for “good old” constitutionalism 1.0 as well.