Con il presente contributo si intende offrire una prospettiva comparata della normativa sulle firme elettroniche, ponendo a confronto la disciplina dettata dall’UNCITRAL, dal legislatore europeo e da quello italiano rispetto a quanto stabilito dalla normativa cinese. Partendo dalla genesi legislativa, si indagano gli aspetti essenziali dei testi normativi, traendo convergenze e divergenze legislative tra i due contesti: europeo e cinese. Laddove tutti i testi legislativi condividono i principi cardine e i concetti di base, le differenze possono incunearsi nelle pieghe dei dettagli esecutivi. Nell’approfondire in chiave comparata le disposizioni della normativa sulle firme elettroniche, si delinea un panorama differenziato relativo anche all’evoluzione di sistema giudiziale. Infine si pone in evidenza la criticità comune dei testi legislativi in esame: il rischio di venire meno della sovranità del titolare delle firme. Il surrogato tecnologico della firma autografa sembra inevitabile in ossequio del principio cardine della libera circolazione di beni.
This contribution is intended to offer a comparative perspective of the legislation on electronic signatures, comparing the discipline dictated by UNCITRAL, the European and Italian legislators with respect to the provisions of Chinese legislation. Starting from the legislative genesis, the essential aspects of the normative texts are investigated, drawing the convergences and divergences between the two contexts: European and Chinese. Where all legislative texts share the cardinal principles and basic concepts, the differences can be wedged in the folds of the executive details. In examining the provisions of the legislation on electronic signatures from a comparative point of view, a differentiated panorama emerges also relating to the evolution of the judicial system. Finally, the common criticality of the legislative texts in question is highlighted: the risk of losing the sovereignty of the electronic signer. The technological substitute of handwritten signature seems inevitable in compliance with the cardinal principle of the free movement of goods.