L’articolo considera le implicazioni della tokenizzazione per il sistema dei diritti di proprietà. Dopo una breve ricognizione della questione della possibilità o meno di considerare i token come oggetto di proprietà, si osserva come i diritti di proprietà coinvolgano trasversalmente le diverse possibili categorie di token elaborate secondo i principali criteri di classificazione proposti dagli studiosi nella loro opera tassonomica. Il lavoro è pertanto strutturato sull’analisi dell’impatto della tokenizzazione non per tipo di token, ma per categoria di beni, e in particolare beni mobili (fisici), beni immobili, e beni immateriali o nativamente digitali. La conclusione che si raggiunge è che, mentre per i primi il quadro normativo esistente appare suscettibile di adattamento abbastanza agevole alla tokenizzazione, problemi assai maggiori emergono con riferimento ai beni immobili, e ciò soprattutto negli ordinamenti caratterizzati dalla presenza di un notariato di tipo latino. Quanto ai beni immateriali o nativamente digitali, per alcuni versi occorre un arretramento degli stati dalle proprie posizioni di monopolio legale perché talune potenzialità della tokenizzazione possano concretizzarsi, dall’altro appaiono prospettabili anche a diritto vigente forme di tokenizzazione di diritti di proprietà intellettuale o di diritti su beni che nascono digitali. La conclusione riflette sulle prospettive che ha la categoria dei non-fungible token, centrale nel discorso affrontato, di scardinare alcuni assetti essenziali della sovranità, non diversamente da quanto rilevato in materia di criptovalute, con particolare riferimento in questo caso al potere monopolistico dei governi di garantire la protezione dei diritti di proprietà, una protezione che potrebbe diventare automatica e insita nei meccanismi tecnologici e di mercato qualora queste tecnologie a registro distribuito guadagnassero un’adozione di massa senza incontrare restrizioni normative significative.
The article considers the implications of tokenisation for the system of property rights. After a brief analysis of the issue of whether or not tokens can be considered as objects of property, it observes how property rights may impact upon all the different categories of tokens elaborated according to the main possible taxonomies. The work is therefore structured on the analysis of the impact of tokenisation not by type of token, but by category of assets, and in particular movable (physical) assets, immovable assets, and intangible or natively digital assets. The article argues that, while the existing legal framework for movable goods can be adapted fairly easily to tokenisation, there are greater problems with immovable goods, especially in systems with a Latin notariat. As for intangible or natively digital goods, in some respects it is necessary for governments to withdraw from their legal monopoly positions in order for some of the potentialities of tokenisation to materialise, while on the other hand it seems possible to envisage, even under existing law, forms of tokenisation of intellectual property rights or rights on goods that are born digital. The conclusion reflects on the possibilities that the category of non-fungible tokens has to undermine some essential structures of sovereignty, not unlike what has been observed in the field of cryptocurrencies. In this case, this possible evolution is related to the monopoly power of governments to ensure the protection of property rights, a protection that could become automatic and inherent in the technological and market mechanisms if these distributed ledger technologies gained mass adoption without encountering significant regulatory restrictions.