Il lavoro, partendo dall’analisi di tre ordinanze cautelari con le quali il Tribunale di Roma ha deciso in modo opposto due casi analoghi in cui Facebook ha disattivato le pagine di due associazioni politiche di estrema destra (CasaPound e Forza Nuova), esamina le ragioni più profonde che hanno determinato questi opposti esiti, individuandole nella diversa qualificazione, da parte dei giudici, del nostro ordinamento democratico come democrazia “protetta” o, invece, “aperta” e nella diversa ricostruzione del rapporto tra disciplina costituzionale e sovranazionale delle libertà di associazione e di manifestazione del pensiero. Lo studio evidenzia altresì le insidie che possono nascere dalla disciplina multilivello di questi diritti fondamentali ed individua i possibili criteri per risolvere eventuali contrasti tra la disciplina costituzionale, quella UE e quella CEDU. Viene inoltre preso in considerazione il ruolo giocato da Facebook nell’esercizio di queste libertà fondamentali da parte dei cittadini/utenti e si propone la qualificazione dei maggiori social media come “poteri privati”, al ricorrere di determinate condizioni.
The essay focuses on three rulings by the Court of Rome resulting in different decisions on the legitimacy of the ban enacted by Facebook vis-à-vis two far-right political associations. It explores the reasons which gave rise to such opposite outcomes in the respective courts’ reasoning; among them, it highlights the framing of the Italian Republic as a militant democracy rather than a tolerant one and the different understanding of the relationship between freedom of association and freedom of expression in the national and supranational legal order. The essay also underlines the possible risks inherent to the multilevel protection of these fundamental rights and points out possible criteria for the resolution of the relevant conflicts. Moreover, it tackles the role played by Facebook in the context of the exercise of these fundamental rights by citizens and argues that under certain circumstances the most important Internet platforms should be treated as “private powers”.