La decisione di Facebook e Instagram di oscurare le pagine di due movimenti politici neofascisti, a causa delle ripetute forme di istigazione all’odio e alla violenza ivi contenute, consente di riflettere su due grandi questioni da tempo dibattute con riferimento al rapporto tra diritto e realtà digitale. Il primo riguarda l’incertezza sulla dimensione pubblica o privata dei social network, il secondo, i margini di azione degli internet service provider in caso di condotte illecite commesse all’interno delle proprie piattaforme e, in particolare, in caso di hate speech. Il presente contributo, a partire dall’analisi del caso in questione, proverà a delineare l’attuale scenario di regole e responsabilità riferite ai più importanti ISP, in particolare alla luce delle innovative forme di collaborazione tra questi ultimi e le istituzioni europee e sulla scorta della giurisprudenza più recente.
The decision of Facebook and Instagram to delete the account of two neo-fascist political movements, due to the frequent forms of hate speech online, allows us to reflect on two major issues of the relationship between law and digital reality, namely the public or private dimension of social networks, and the scope for action of internet service providers regarding illegal conduct committed within their own platforms and especially in the case of hate speech. This paper, based on the analysis of the case in point, will try to outline the current framework of rules and responsibilities for the most important ISPs, notably in the light of innovative forms of collaboration between the latter and the European institutions and on the basis of the most recent jurisprudence.