Può un quotidiano pubblicare un organigramma della RAI, asseritamente formato proprio all’interno della stessa azienda, ove accanto al nominativo di amministratori, dirigenti e giornalisti sia accostata la presunta collocazione politica? Si, secondo il Garante della Privacy (30 ottobre 2008) in quanto si tratta di una pubblicazione che rientra nell’ “ampio e annoso dibattito, di evidente interesse pubblico, sulla struttura e sull’organizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo e soprattutto sulle interrelazioni con il sistema politico e partitico” riconducibile all’esercizio del diritto di cronaca e critica “rispetto ad un fatto (l’esistenza di tale organigramma) che costituisce elemento essenziale della notizia pubblicata.” Sostenevano due dirigenti della RAI chiamati in causa nella pubblicazione come non potessero essere “considerati fatti di interesse pubblico o sociale le generalità di persone prive di notorietà, che non esercita(va)no funzioni pubbliche” e che non fossero perciò pubblicabili “i relativi dati sensibili costituiti dalle loro presunte appartenenze politiche e dalla loro asserita collocazione lavorativa (nominativamente indicata) quale ritenuto frutto di tali appartenenze”. Il Garante ha spiegato che i dati contenuti nell’organigramma potevano essere pubblicati anche senza il consenso dei diretti interessati in virtù delle tutele che il Codice della Privacy attribuisce al trattamento dei dati personali effettuato a fini giornalistici. Del resto, il documento rivestiva particolare rilevanza pubblica dato che i giornalisti avevano sottolineato come la peculiarietà del suddetto organigramma fosse quella di essersi “formato (completo delle indicazioni delle collocazioni politiche o meno, di ciascun soggetto) direttamente all’interno della RAI” cosa che ne rendeva “indispensabile” la pubblicazione a fini informativi. Peraltro, i giornalisti avevano focalizzato le loro critiche “all’esistenza stessa di tale documento ed alla sua provenienza”, cosa che ne rendeva lecita la pubblicazione, e non avevano attribuito alcuna rilevanza all’appartenenza dei dirigenti a uno schieramento politico piuttosto che all’altro. L’obiettivo della pubblicazione, di conseguenza, era quello di stigmatizzare l’esistenza di un organigramma di siffatta portata, che era un emblema della lottizzazione politica e partitica del servizio pubblico televisivo nazionale proveniente proprio dai “tavoli dei più alti centri direzionali della RAI pubblica”. Un tema che, con il passare del tempo, acquisisce sempre maggiore rilevanza e attualità a scapito della privacy dei diretti interessati.