Net Neutrality: deregulation o controllo alla fruizione dei servizi nella rete?

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Lo scorso 21 dicembre 2010 la Federal Communication Commission (FCC) ha approvato (con  3 voti democratici a favore – Genachowski, Copps e Clyburn – e 2 repubblicani contrari – McDowell e Baker) l’adozione di una preannunciata nuova policy destinata alla protezione della Net Neutrality nel settore di accesso al servizio Internet a banda larga. Questo mercato e’ in rapida ascesa e gli interessi delle grandi societa’ di servizi Internet e Media – quali AT&T, Comcast, Verizon, Warner Cable, NBC, Netflix, Google, etc. – sono emersi  negli ultimi anni (e mesi) a piu’ riprese. Anche i consumatori, per nome delle varie associazioni di tutela, aspirerebbero a rivendicare il ruolo di garanti della liberta’ di accesso alla rete. Posizione analoga che la FCC sembrerebbe perseguire con il nuovo provvedimento adottato.

Taleprovvedimento introduce tre nuovi principi: (a) trasparenza; (b) divieto di imporre restrizioni; (c) divieto di attivita’ discriminatoria. Con la trasparenza (a) si richiede ai soggetti che offrono accesso Internet a banda larga di rivelare le informazioni relative sia alle pratiche di gestione del network sia  ai termini  economici di accesso, al fine di permettere ai consumatori, innovatori ed investitori di effettuare scelte informate e consapevoli circa sottoscrizioni, utilizzo della banda larga e sviluppo di nuove applicazioni.

Il divieto di imporre restrizioni (b) impedisce ai soggetti che offrono il servizio a banda larga di bloccare il legittimo contenuto di informazioni o altri servizi in quanto assoggettati ad una cosiddetta Internet reasonable management . Consumatori, innovatori ed investitori debbono poter aver accesso a tutti i siti web di loro gradimento,  debbono poter leggere e dire qualunque cosa ed, infine, utilizzare ogni tipo di applicazione di loro scelta.  Analogamente, coloro che offrono accesso wireless hanno il divieto di bloccare i consumatori nell’accedere ai siti web. Gli operatori della rete hanno anche l’obbligo di non bloccare (ed interferire con) altri soggetti che offrono servizi in concorrenza (voce, video o telefono sulla rete).

Infine,  (c) i soggetti che offrono servizi a banda larga hanno il divieto di discriminare i consumatori ed innovatori circa le modalita’ di accesso alla rete. Consumatori ed innovatori hanno diritto di operare ad armi pari. Nessuna autorita’ centrale, pubblica o privata, puo’ avvantaggiare questa o quell’impresa, poiche’ questa rimane prerogativa esclusiva del mercato.

La Net Neutrality (NN) impone agli operatori Internet a banda larga una serie di limiti (e corrispondenti garanzie per i consumatori ed innovatori per il libero accesso alla rete. Tra questi limiti sono da citare l’obbligatorieta’ della messa a disposizione di un livello minimo di servizi di broadband; il divieto della creazione di un sistema di priorita’ di accesso alla rete basato su livelli di costi; il divieto dell’introduzione di un sistema di regole complesso per l’ottenimento di un permesso speciale per poter operare nella rete. La NN dovrebbe essere garantita attraverso un semplice procedimento amministrativo secondo il quale il consumatore sarebbe in grado di presentare ricorso presso l’autorita’ responsabile di supervisionare le comunicazioni (la FCC) ogni qual volta un operatore Internet interferisca con il servizio di accesso, obbligando lo stesso a dimostrare che quella particolare interferenza e’ necessaria per soddisfare un suo legittimo obiettivo.

Il Provvedimento adottato dalla FCC lo scorso 21 dicembre era stato proposto nei suoi contenuti fin dal 2005 dal precedente presidente della FCC, il repubblicano Michael Powell, dal Congresso, ed infine reiterato dallo stesso presidente Barak Obama, il quale ha fatto dell’apertura e trasparenza di internet uno dei suoi impegni politici.

Era effettivamente necessario regolamentare Internet per garantirne apertura e trasparenza? La liberta’ della e nella rete e’ effettivamente garantita da questa serie di nuove policies? Perche’ sarebbe necessario introdurre nuove regole proprio adesso, considerato che coloro che intendono proteggere l’accesso alla rete sottolineano come lo sviluppo di internet sia avvenuto in un sistema deregolamentato? Cosa e’ cambiato oggi – dal punto di vista tecnologico – da imporre alla FCC di sostituirsi al Congresso? Chi controlla effettivamente l’accesso alla rete, un gruppo ristretto di imprese oppure i consumatori? Tutte queste domande hanno acceso il dibattito tra proponenti e detrattori dei nuovi principi, che non sono stati accolti da un coro unanime.

Gli oppositori a tali misure sostengono che i nuovi principi non impediscono la creazione di percorsi preferenziali nella distribuzione di dati in favore di consumatori disposti a pagare di piu’; il principio di non discriminazione non troverebbe applicazione nei confronti dell’accesso a banda larga wireless: le varie compagnie telefoniche che offrono il servizio di accesso alla rete non avrebbero alcun limite ad imporre le proprie applicazioni (maps, voce o video, GPS ecc.) e, di conseguenza, sarebbero in grado di falsare la concorrenza, falsando prezzi ed danneggiando i consumatori.

Il percorso del provvedimento e’ stato lungo e tortuoso cosi’ come la battaglia tra alcuni protagonisti del mercato a banda larga.

Nel Settembre del 2005 la FCC classificava all’unanimita’ il servizio di accesso alla rete come “information service” e non “telecommunication service” (come il servizio telefonico) in modo da non assoggettarlo ad una complessa regolamentazione, pur mantenedolo comunque sotto il controllo della FCC.   Ma la natura e l’ambito dei poteri conferiti dal Congresso alla FCC non garantiva la certezza che i protagonisti economici del settore auspicavano. Infatti, nel 2008, la FCC condannava Comcast in quanto aveva segretamente bloccato e rallentato la trasmissione di dati attraverso Bi-Torrent, un operatore che offriva un servizio di condivisione di file di grandi dimensioni. Comcast presentava la questione davanti alla Corte d’Appello federale del District of Columbia, la quale, il 6 aprile dello stesso anno, dava ragione a Comcast affermando che la FCC non ha il potere di regolamentare le modalita’ di gestione dei servizi Internet in quanto non ha l’autorita’ per far rispettare i principi di non discriminazione nel settore dell’Information service.

Piu’ recentemente, Level 3 Communications, partner di Netflix nell’emergente servizio del download di video online, ha accusato Comcast di richiedere una nuova commissione rendendo il servizio meno competitivo e violando cosi’ la liberta’ della rete. La distinzione e’ tra gli operatori delle autostrade della rete (coloro che connettono siti web con i consumatori, come quello offerto da Level 3 Communications o Netflix) e coloro che offrono servizi on-off-ramp (il collegamento con i consumatori finali, come quello offerto da Comcast, Time Warner Cable o Verizon). Netflix controlla il 20% del traffico di download di video online ed il mercato e’ in rapida ascesa – soprattutto quello del download video sugli smart phones: Comcast, Verizon e Time Warner, che operano nel settore della televisione on demand, si sono ritrovati a gestire un nuovo concorrente ed un nuovo mercato da occupare. Ma ogni limite a monte sulle modalita’ di dowload di dati, sembrerebbe risolversi in una discriminazione a valle sulla scelta dei consumatori finali, limitando la liberta’ di accesso alla rete e la scelta delle informazioni fruibili.

In ultimo, Comcast sta finalizzando l’acquisizione di NBC Universal che portera’ il gigante della telecomunicazione a controllare 1 rete televisiva su 5 con uno share di 125 canali cable, siti web e film studio. La FCC sembra intenzionata ad approvare l’acquisizione e le associazioni di tutela dei consumatori stanno protestando vivamente. In teoria, tale fusione potrebbe privilegiare i contenuti media NBC e limitare quelli di altre imprese di informazione.

Secondo le organizzazioni a tutela dei consumatori le nuove regole della FCC sono il risultato delle pressioni dei grandi gruppi di imprese in quanto volute e scritte per il loro uso e consumo.

In ultimo, il provvedimento del 21 dicembre 2010 cosi’ introdotto potrebbe essere assoggettato molto presto a judicial review per definirne non solo i contenuti, ma anche i contorni del potere conferito dal Congresso alla FCC. Contribuendo infine alla certezza e stabilita’ che gli operatori del mercato auspicano da tempo in questo settore.

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