Lettera di Vincenzo Zeno-Zencovich su nomine AgCom: ‘Candidati non possono prendere posizione su impegni futuri. Se no che Autorità indipendente è?’

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Ripubblichiamo la lettera inviata a Key4biz, quotidiano d’informazione su Telecomunicazioni, Media, Internet e Games fondato e diretto da Raffaele Barberio, dal Prof. Vincenzo Zeno-Zencovich, professore ordinario di Diritto Comparato presso l’Università Roma Tre, indicato, nelle scorse settimane, come possibile candidato alla presidenza dell’AGCOM.

Da più parti sono stato contattato nella mia presunta qualità di candidato all’AGCOM per rispondere a questionari nei quali viene chiesto di prendere posizione in ordine ad importanti tematiche di attualità.
In realtà io non sono né posso essere “candidato” .
All’opposto – com’è a tutti noto – avendo io partecipato alla congiura di Catilina ed essendo l’estensore occulto della “legge truffa” – sono tutt’altro che “candido”, anzi, sono “l’uomo nero”.
Celie a parte, sia consentito esprimere qualche considerazione sull’idea di “questionare” i candidati.
Ritengo che sia sacrosanto chiedere di conoscere le competenze specifiche di chi aspira a un posto di responsabilità e che queste siano ampiamente pubblicizzate.
Ma ritengo PROFONDAMENTE SBAGLIATO che un candidato al posto di commissario presso un’autorità amministrativa indipendente – quale che essa sia – prenda posizione sui suoi futuri impegni.
Ho l’impressione che si confonda il ruolo politico con quello amministrativo.
Il candidato politico deve prendere posizione, deve guadagnarsi i consensi, deve superare i concorrenti.
Chi deve amministrare – tanto più in un’amministrazione indipendente – non deve assumere alcun impegno, non deve promettere alcunchè o fare qualsiasi dichiarazione che ne evidenzi in partenza la parzialità.
Sempre, se mi è consentito, ritengo che coloro i quali rispondono a questo o ad altri questionari stanno sbagliando mestiere; fanno bene a presentarsi alle elezioni, non all’AGCOM o altra autorità.
E a questo proposito mi permetto di dubitare che il criterio in base al quale scegliere i futuri commissari sia quello del sostegno che ricevono dalla “rete”: a voler essere coerenti ciò porta diritto alla scelta di un parlamentare appartenente ad un partito che attraverso procedure pubbliche e certificate ha ricevuto milioni di voti.
E questo non perchè si debba essere neutrali e indifferenti rispetto alle domande poste nei questionari, ma perchè all’interno di organi collegiali le decisioni devono essere assunte prendendo in considerazione i tanti interessi coinvolti (le imprese, gli utenti, la collettività in generale) senza il vincolo di un qualche mandato o di un (non molto originale) “contratto con gli italiani (digitali)”.
Ho sempre espresso le mie posizioni a favore della libertà della rete; ma ho sempre detto che tanto più si è liberi tanto più si deve essere responsabili.
Mi rendo conto che promettere ed esaltare i “diritti digitali” paga in termini elettorali.
Ma non essendo io interessato a vicende elettorali, non mi dispiace evidenziare come vi sono anche dei doveri digitali che andrebbero con eguale fermezza indicati e fatti rispettare.

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