Lo scorso 21 gennaio, al Palazzo del Quirinale è stata celebrata la “Giornata dell’Informazione”: si tratta ormai di un appuntamento a cadenza annuale (quest’anno con un leggero ritardo…) che – oltre a premiare “i talenti” in campo giornalistico – offre l’occasione per fare il punto sullo “stato di salute” del nostro Paese nel delicato settore dei media. Quest’anno, tra le altre autorità, erano presenti i Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, il Presidente della Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Sergio Zavoli ed il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Riccardo Chieppa (a cui è toccato di presentare il “Codice di Autoregolamentazione in materia di rappresentazione delle vicende giudiziarie delle trasmissioni radiotelevisive”).
Il Presidente Napolitano, tra «le problematiche da cui è attualmente investito il mondo dell’informazione», ha tenuto a richiamare l’attenzione delle Istituzioni sulla questione a lui cara (tanto dal reputarla “assillante”) e particolarmente avvertita, nella sua problematicità, pure in ambito giornalistico, del «precariato», come del resto si era già preoccupato di fare nella “prima edizione” (del 2007). Inoltre, come in quell’occasione e nell’incontro dell’anno successivo, anche quest’anno ha evidenziato la necessità di riuscire a reperire «un valido equilibrio tra i valori del diritto-dovere dell’informazione e quelli del rispetto della riservatezza delle indagini e della privacy e dignità delle persone». Tuttavia, mentre nei passati incontri questo profilo era stato affrontato da un punto di vista più generale, «[trattandosi]di esercitare la propria libertà di giornalisti, senza mai accettare censure o infliggersi autocensure, sentendosi nello stesso tempo responsabili delle possibili ricadute, dal punto di vista dell’interesse generale, di quel che si scrive e si comunica», quest’anno le vicende di più stretta attualità hanno portato il Presidente Napolitano a calibrare le proprie parole sul più particolare profilo dato dal «rapporto tra chi è costituzionalmente deputato ad esercitare il controllo di legalità e ha specificamente l’obbligo di esercitare l’azione penale, e chi è chiamato, nel quadro istituzionale e secondo le regole della Costituzione, a svolgere funzioni di rappresentanza democratica e di governo».
È rimasto invece fuori dal discorso del Capo dello Stato un aspetto che aveva costituito un leit motif dei precedenti incontri, vale a dire (riprendendo le parole pronunciate nel 2009) «il carattere discriminante che l’esistenza di una stampa e di una informazione pluralistiche e libere assume per distinguere la democrazia dal dispotismo», ovverosia l’impegno immancabile dei/nei sistemi democratici e costituzionali improntati al costituzionalismo occidentale, del riconoscimento di più valori e di più diritti degni di tutela «com’è sancito d’altronde», ha tenuto a puntualizzare il Presidente Napolitano, «nell’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, Convenzione e diritti su cui vigila e interviene la Corte di Strasburgo» e che, anche secondo la nostra Corte costituzionale, possono fungere da parametro di costituzionalità per la legge interna (v. le sentt. n. n. 348 e n. n. 349 del 2007). …Anche se le battute finali del discorso del 21 gennaio, con il richiamo all’importanza dei “riferimenti di principio” ed ai “canali normativi e procedurali” contenuti nel dettato costituzionale, lasciano presagire che questo versante, cruciale per il destino della nostra democrazia, tornerà molto presto ad occupare l’attenzione del Capo dello Stato.
La’“informazione”…va al Quirinale
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