Il decreto Semplificazioni è stato approvato.
Al suo interno un ermetico articolo 47 introduce (tra parentesi) l’Agenda digitale italiana.
Si legge che il Governo persegue gli obiettivi comunitari dell’agosto 2010 in tema di agenda digitale definendo una road map operativa per la digitalizzazione del paese. Per l’attuazione di questi obiettivi viene istituita una cabina di regia con il compito di coordinare l’azione dei diversi attori coinvolti.
Nei giorni successivi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, i Ministri che fanno parte della cabina di regia, hanno stabilito la creazione di sei gruppi di lavoro per e-government e open data, e-commerce, smart communities, alfabetizzazione informatica, ricerca e investimenti, infrastrutture e sicurezza.
Non si può certo dire che il Governo non abbia dichiarato e sottoscritto di volersi occupare seriamente della digital agenda. Ma la fiducia non sgorga immediata in chi sente parlare di questi temi fin dal 1999 senza poi un apprezzabile riscontro nella vita reale del paese.
Il timore è infatti che la cabina di regia divenga solo un luogo di concertazione, nel qual caso si rischia lo stallo.
Ma soprattutto se ogni cosa verrà svolta, testuali parole del decreto, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, dopo aver stilato la lista della spesa, chi andrà al mercato a comprare e ad investire nel futuro del nostro paese? E il tempo così breve a disposizione di questo Governo riuscirà ad essere sufficiente perché l’Italia attraverso l’utilizzo di internet cambi faccia?
Eppure la cosa potrebbe funzionare e non solo a parole: 6 giovani under 40 sono già stati scelti nella squadra del ministro Profumo attraverso una selezione pubblica molto rigorosa per occuparsi di new media, open government, open data. Cose normali per il resto d’Europa ma quasi sconosciute ai politici nostrani. E a chi chiede conto degli obiettivi che non rientrano nel costo zero già si è risposto con una modalità di finanziamento con la Cassa Depositi e Prestiti allo studio in questi giorni per la pubblicazione di un primo bando da 200 milioni sulle comunità intelligenti. Prima 8 regioni del Sud e a fine primavera il Centronord (non ci sono invece previsioni sul venture capital da molti ritenuto lo strumento essenziale per far partire l’economia digitale).
Profumo in un’intervista evoca gli anni 50, un dopo guerra difficile una nuova economia che partì da un elemento specifico: l’automobile! Attorno ad essa la ricostruzione delle vie di comunicazione cancellate dai bombardamenti, l’industria e la trasformazione di un popolo, gli italiani che da contadini diventavano cittadini e automobilisti. Quello stesso ruolo oggi ce l’ha internet. Internet può essere quella cosa specifica che può cambiare le nostre vite. Lo dice il Governo. Speriamo.