Roma, 4 mar. – La Cassazione dá il via libera al sequestro preventivo di
articoli dal blog dal contenuto diffamatorio.
Secondo la Suprema Corte, infatti, «il sequestro preventivo allorchè cada su
un qualsiasi supporto destinato a comunicare fatti di cronaca ovvero
espressioni di critica o ancora denunce su aspetti della vita civile di
pubblico interesse non incide solamente sul diritto di proprietá del supporto
o del mezzo di comunicazione ma su un diritto di libertá che ha dignitá pari a
quello della libertá individuale».
In questo modo la V Sezione penale (sentenza 7155) ha convalidato,
nell’ambito del procedimento penale a carico di Gian Battista B., il sequestro
preventivo di un articolo pubblicato sul blog Societá civile.it intitolato
‘Basso imperò relativamente ad alcune espressioni ritenute lesive dell’onore e
del decoro di Licia Ronzulli, esponente Pdl.
Il sequestro era stato convalidato dal Tribunale della libertá di Milano lo
scorso 21 giugno. Inutile il ricorso in Cassazione da parte della difesa del
titolare del blog volto a lamentare, ai fini dell’applicazione delle garanzie
in tema di sequestro, la «mancata equiparazione tra pubblicazioni su carta
stampata e pubblicazioni sui siti internet».
La Suprema Corte ha bocciato la tesi difensiva e ha evidenziato che «nessun
ostacolo può sussistere nel ritenere la diffusione di un articolo
giornalistico a mezzo internet quale concreta manifestazione del proprio
pensiero, che non può, quindi, trovare limitazioni se non nella corrispondente
tutela di diritti di pari dignitá costituzionale e nel rispetto delle norme di
legge».
Per effettuare, dunque il sequestro di un articolo sul blog, ricorda la
Cassazione occorre che l’articolo in questione si inserisca nell’area «del
penalmente rilevante e delle esigenze impeditive tanto serie quanto è vasta
l’area della tolleranza costituzionalmente imposta per la libertá di parola».
Una misura, quella del sequestro preventivo di un articolo diffamatorio
pubblicato sul blog, volta ad impedire «il pericolo di aggravamento delle
conseguenze del reato a cagione del mantenimento in rete delle frasi oggetto
del provvedimento penale». (Adnkronos)