Harlem Shake è l’ultimo fenomeno che sta impazzando nel web, si potrebbe addirittura parlare di una vera e propria “sindrome”. Tutti l’hanno fatto: famiglie, amici, studenti, professionisti, un reggimento dell’esercito norvegese, paracadutisti in caduta libera, le conigliette di Playboy, star come la cantante Ada Reina e Justin Timberlake e persino i Simpson. La probabilità di cogliere un vostro parente ad agitarsi convulsamente travestito in modi assurdi per quei fatidici trenta secondi è statisticamente molto elevata, preparatevi.
Per chi ancora non lo sapesse Harlem Shake, del dj Baauer, la hit su cui i protagonisti degli innumerevoli video si dimenano, è stata lanciata sul web a maggio scorso, ma è solo grazie al diciannovenne Filty Frank, studente americano di comunicazione, che è esploso il trend mondiale. Insieme a qualche amico egli ha, infatti, ideato il video Do the harlem shake che ha già collezionato decine di milioni di views su YouTube e migliaia di cloni. La struttura dei video è la medesima: una sola persona inizia a ballare tra l’indifferenza dei presenti per quindici secondi, poi, quando il ritmo sale, iniziano a ballare anche gli altri con abiti assurdi e improbabili, per altri quindici secondi.
Siamo di fronte ad un vero e proprio fenomeno culturale e, mentre le ragioni sottese all’espandersi incontrollato della nuova moda rimangono alla scrivente assolutamente sconosciute e comunque incomprensibili, ciò che è certo è che Harlem Shake ha sicuramente raggiunto un record difficile da battere: ben due violazioni di diritto d’autore in soli trenta secondi.
A dare l’allarme è stato il New York Times che, in un articolo del 10 marzo, denuncia le sopracitate copyright violations. In effetti, dopo aver esaminato l’attività del dj Baauer, non appare difficile comprendere come egli sia riuscito in una tale impresa. Baauer si è, infatti, dato al trap, vale a dire fusione di dance e hip pop e, al fine di rendere il pezzo musicale un po’ più interessante, l’artista ha aggiunto suoni strani (come il ruggito del leone) e qualche urlo. In questo mix di tracce e versi Baauer non si è certamente accorto di utilizzare pezzi di altri artisti protetti dal diritto d’autore. In particolare non si deve essere assolutamente reso conto di utilizzare la voce dell’artista reggeaton Hector Delgado (ci si riferisce a colui che all’inizio del brano urla “Con los terroristas”, tratto dal suo singolo rilasciato nel 2006) né tantomeno di quella del rapper Jayson Musson che, al secondo 15, ordina “Do the harlem shake”, tratto da un pezzo del suo gruppo, Plastic Little, del 2001. Non accorgendosi di tali utilizzazioni Baauer non ha, chiaramente, chiesto “il premesso” ai titolari dei relativi diritti (ergo: non ha chiesto la concessione di alcuna la licenza e, di conseguenza, non ha ancora pagato alcuna royalty). Insomma, si tratta di una vera e propria violazione del diritto d’autore che, guarda caso, viene denunciata proprio dopo il successo mondiale: il primo marzo i video Harlem Shake caricati su YouTube ammontavano a oltre 250 mila, provenienti da oltre 100 Paesi diversi, per oltre 700 milioni di visualizzazioni.
Secondo il New York Times quanto accaduto sarebbe riconducibile alla mancanza di sufficienti risorse finanziarie delle case discografiche di piccole dimensioni, come la Mad Decent, che ha, per l’appunto, lanciato il brano Harlem Shake, le quali, non essendo dotate di un vero e proprio dipartimento legale, farebbero affidamento sulla semplice parola dei produttori dei singoli artisti in merito all’inesistenza di violazioni del diritto d’autore delle nuove tracce. Certo è che il web non perdona e, per la felicità dei legali che si occupano di diritto d’autore e dei media, o aspiranti tali, al giorno d’oggi è sempre più facile che infrazioni del genere si realizzino e che vengano poi scoperte.
Niente paura comunque, sia Musson che Delgado hanno, ovviamente, già contattato la Mad Decent per accordarsi sul giusto compenso loro spettante di diritto. Nessuna battaglia legale in vista, per il momento. Pericolo scampato per Baauer dunque, almeno fino alla rivendicazione del prossimo artista che sentirà la propria voce in una delle sue tracce.
Per saperne di più http://www.nytimes.com/2013/03/11/arts/music/baauers-harlem-shake-hits-no-1-with-unlicensed-samples.html?pagewanted=all