I provider non sono responsabili per i contenuti caricati dai loro utenti. Questa volta a stabilirlo è il Tribunale di Roma in merito al ricorso di RTI (Mediaset) contro Google perché un portale, ospitato su Blogger, avrebbe effettuato lo streaming di partite di calcio del campionato di serie A trasmesse dai canali di Mediaset. In seguito alla notifica a Google, il contenuto violato era stato rimosso.
I giudici hanno deciso che non c’è violazione di diritto d’autore da parte della piattaforma web e una diversa interpretazione della normativa vigente sarebbe contraria alla direttiva sul commercio elettronico dell’Unione europea.
Una decisione ritenuta fondamentale, in quanto ribadisce le regole della responsabilità online in linea con quanto affermato il 24 novembre scorso dalla Corte di Giustizia Europea nel caso Sabam/Scarlet (Leggi Articolo Key4biz).
Per Google, “il tribunale di Roma ha emesso un’importante decisione sulla limitazione della responsabilità degli Internet Provider al diritto d’autore e all’hosting di video. Ha affermato che le piattaforme web non hanno l’obbligo di monitorare i contenuti caricati dagli utenti alla ricerca di violazioni del diritto d’autore, né di prevenire future violazioni da parte degli utenti”.
Società americana ricorda, infine, che “la violazione di diritto d’autore è una questione seria”, che investe “ingenti somme nello sviluppo di tecnologie antipirateria” e che è importante “che i detentori dei diritti e le piattaforme lavorino insieme. Senza questa collaborazione, è impossibile per una piattaforma come Blogger sapere se un elemento sia stato caricato con o senza l’autorizzazione del detentore dei diritti. E la decisione del Tribunale di Roma riafferma questo principio”.
All’inizio di quest’anno Google ha lanciato quattro nuove iniziative per affrontare la violazione del copyright online, tra cui una serie di strumenti per rendere più facile e più veloce per i titolari dei diritti la segnalazione del materiale pubblicato senza autorizzazione, per una rapida rimozione dalle nostre piattaforme.
Per Guido Scorza, Istituto Politiche dell’Innovazione, quella appena assunta dal Tribunale di Roma è “una decisione storica che ha, finalmente, messo nero su bianco un principio fondamentale per la sopravvivenza dell’ecosistema telematico e per la libertà di informazione in Rete: la sacrosanta esigenza di tutelare il diritto d’autore non può giustificare il sacrificio della libertà di informazione, né giustificare la trasformazione di un imprenditore quale l’intermediario della comunicazione in uno sceriffo con funzioni censoree rispetto alla circolazione dei contenuti”.
Una sentenza in perfetta linea con quella della Corte di Giustizia Ue che, nel caso Sabam/Scarlet, ha stabilito che un giudice nazionale non può ingiungere a un ISP di predisporre un sistema di filtraggio per prevenire gli scaricamenti illegali di musica o film.
Siffatto provvedimento sarebbe infatti contrario al diritto Ue che vieta di imporre a un internet service provider un obbligo di sorveglianza e non garantisce un giusto equilibrio tra il diritto di proprietà intellettuale, da un lato, e la libertà d’impresa, il diritto alla tutela dei dati personali e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni, dall’altro.
I provider non sono responsabili per i contenuti caricati dai loro utenti. Questa volta a stabilirlo è il Tribunale di Roma in merito al ricorso di RTI (Mediaset) contro Google perché un portale, ospitato su Blogger, avrebbe effettuato lo streaming di partite di calcio del campionato di serie A trasmesse dai canali di Mediaset. In seguito alla notifica a Google, il contenuto violato era stato rimosso.
I giudici hanno deciso che non c’è violazione di diritto d’autore da parte della piattaforma web e una diversa interpretazione della normativa vigente sarebbe contraria alla direttiva sul commercio elettronico dell’Unione europea.
Una decisione ritenuta fondamentale, in quanto ribadisce le regole della responsabilità online in linea con quanto affermato il 24 novembre scorso dalla Corte di Giustizia Europea nel caso Sabam/Scarlet (Leggi Articolo Key4biz).
Per Google, “il tribunale di Roma ha emesso un’importante decisione sulla limitazione della responsabilità degli Internet Provider al diritto d’autore e all’hosting di video. Ha affermato che le piattaforme web non hanno l’obbligo di monitorare i contenuti caricati dagli utenti alla ricerca di violazioni del diritto d’autore, né di prevenire future violazioni da parte degli utenti”.
Società americana ricorda, infine, che “la violazione di diritto d’autore è una questione seria”, che investe “ingenti somme nello sviluppo di tecnologie antipirateria” e che è importante “che i detentori dei diritti e le piattaforme lavorino insieme. Senza questa collaborazione, è impossibile per una piattaforma come Blogger sapere se un elemento sia stato caricato con o senza l’autorizzazione del detentore dei diritti. E la decisione del Tribunale di Roma riafferma questo principio”.
All’inizio di quest’anno Google ha lanciato quattro nuove iniziative per affrontare la violazione del copyright online, tra cui una serie di strumenti per rendere più facile e più veloce per i titolari dei diritti la segnalazione del materiale pubblicato senza autorizzazione, per una rapida rimozione dalle nostre piattaforme.
Per Guido Scorza, Istituto Politiche dell’Innovazione, quella appena assunta dal Tribunale di Roma è “una decisione storica che ha, finalmente, messo nero su bianco un principio fondamentale per la sopravvivenza dell’ecosistema telematico e per la libertà di informazione in Rete: la sacrosanta esigenza di tutelare il diritto d’autore non può giustificare il sacrificio della libertà di informazione, né giustificare la trasformazione di un imprenditore quale l’intermediario della comunicazione in uno sceriffo con funzioni censoree rispetto alla circolazione dei contenuti”.
Una sentenza in perfetta linea con quella della Corte di Giustizia Ue che, nel caso Sabam/Scarlet, ha stabilito che un giudice nazionale non può ingiungere a un ISP di predisporre un sistema di filtraggio per prevenire gli scaricamenti illegali di musica o film.
Siffatto provvedimento sarebbe infatti contrario al diritto Ue che vieta di imporre a un internet service provider un obbligo di sorveglianza e non garantisce un giusto equilibrio tra il diritto di proprietà intellettuale, da un lato, e la libertà d’impresa, il diritto alla tutela dei dati personali e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni, dall’altro.