Vi sentite tutelati in rete? Siete sicuri che i vostri dati anagrafici,il vostro percorso di studi, i vostri gusti personali, le vostre preferenze siano davvero utilizzati per i fini per i quali avete prestato il vostro consenso? Siete certi che le informazioni che vi riguardano, una volta immesse nel web, possano ancora definirsi davvero “vostre” ?Vi siete mai chiesti quante volte avete acconsentito al trattamento dei vostri dati personali? Ogni qualvolta inviate un curriculum vitae, ogni volta che vi registrate ad un sito di vostro interesse, siete realmente consapevoli di quello che sta accadendo? Sapete cosa si verifica dopo la registrazione ad un social network, ogni qualvolta esprimete una preferenza per un determinato bene della vita, quando lasciate un vostro commento nella rete?
E’ probabile che ognuno di noi abbia cognizione di tutti i rischi connessi alle attività indicate sopra e faccia perciò un uso responsabile ed accorto della rete; è altrettanto probabile, tuttavia, che sia una vittima inconsapevole della libertà di circolazione delle informazioni e della libertà di espressione che contraddistingue la rete, rendendola il luogo dove queste libertà hanno assoluto primato. Ne deriva che il diritto alla privacy necessita con urgenza di una ridefinizione che sappia restituirgli davvero una maggiore e più effettiva tutela.
A tal proposito, in ambito comunitario si è registrato l’intervento della Commissione Europea. La commissaria europea, Viviane Reding, ha infatti dichiarato che rientra nelle intenzioni dell’Unione provvedere ad un adeguamento della normativa sulla privacy, così come risulta sancita dalle due direttive 95/46 e 2002/58 e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Alla luce, infatti, della diffusione esponenziale di internet, dell’uso massivo dei social network, del proliferare di forum e di piattaforme di condivisione di contenuti, che raccolgono una mole difficilmente commensurabile di informazioni sulle nostre inclinazioni, i nostri stili di vita, le nostre preferenze e le nostre simpatie politiche, il diritto alla privacy ha conosciuto un forte affievolimento della sua protezione.
Nel progetto della Commissione Europea, si focalizza l’attenzione su tre punti fondamentali: 1) diritto all’oblio; 2) trasparenza; 3)irrilevanza dalla territorialità dei dati nella tutela.
Vediamoli meglio uno per uno:
1)Diritto all’oblio: il progetto allo studio delle istituzioni comunitarie prevede la possibilità per gli internauti di ritirare il consenso prestato all’uso dei propri dati personali e il diritto per ogni individuo,di vedere rimosse dalla rete quelle informazioni inerenti ad eventi che non riflettono più la sua identità, in altri termini il diritto a non essere ricordati per fatti/atti rivelatisi non rilevanti o pertinenti. Nell’estensione e realizzazione di tale diritto all’oblio, si discute della possibilità, per chi ha riportato condanne in sede giudiziale, di non essere indicato all’interno di internet come autore dell’illecito una volta terminata la condanna.
2)Trasparenza: tutti devono essere informati sull’uso che si fa dei propri dati personali e si deve dare la possibilità agli utenti, di denunciare ad appositi organismi l’uso dei propri dati per scopi non autorizzati espressamente dall’interessato.
3)Si intende infine garantire una tutela più ampia ai cittadini,che prescinda cioè dalla territorialità, dal luogo in cui i dati vengono trattati, e dalla dalla collocazione geografica del fornitore di servizi.
L’Unione Europea pertanto, sta pianificando l’aggiornamento del diritto alla privacy alla luce delle nuove problematiche create dall’uso delle rete; ma è certo che, preliminarmente, si occuperà di risolvere il contrasto tra diritto all’oblio(il diritto al non essere ricordati per fatti ed eventi che sono collocati temporalmente nel passato), ed il diritto alla conoscenza,che ha insito nel suo significato un’ assenza totale di limiti temporali.