Il Bundesgerichtshof ha recentemente dato seguito, con un altro “tassello”, alla lunga “querelle” sulla responsabilità per violazione del copyright su internet, confermando un trend che ha visto negli ultimi anni le Corti tedesche tra le più prolifiche e attive sul tema.
Con sentenza del 15 novembre 2012[1], i giudici di Kalsruhe hanno affermato come i genitori non possano ritenersi responsabili indirettamente per gli illeciti in violazione del diritto d’autore commessi dal figlio minore in collegamento alla mancata osservanza del dovere di diligenza, controllo e supervisione sancito dal § 832 del BGB[2], questa volta con riferimento all’attività svolta dallo stesso a casa e davanti al proprio personal computer.
Nel caso di specie una casa discografica, a seguito delle consuete attività di indagine, aveva individuato e isolato l’indirizzo IP di un terminale, al quale venivano “addebitate” attività di downolading di files musicali attraverso alcuni canali “peer-to-peer”. Il computer associato all’indirizzo tracciato, era utilizzato dal figlio minore (all’epoca tredicenne) di una coppia tedesca: una volta sequestrato dalle autorità competenti, al suo interno venivano rinvenuti, correttamente installati, alcuni software per il file-sharing quali “Morpheus” e “Bearshare”.
I genitori venivano citati in giudizio e durante i primi due gradi venivano reputati responsabili e condannati al pagamento di un risarcimento connesso alla violazione dei precetti di controllo sul minore sanciti dal BGB[3]: il giudice federale, invece, con la sentenza in commento ha annullato la precedente decisione accogliendo le richieste dei convenuti.
Il BGH ha infatti osservato come il dovere di supervisione previsto dal Codice civile tedesco fosse stato ampiamente adempiuto, ritenendo sufficiente che gli stessi genitori avessero avvertito e istruito il “normalmente sviluppato”[4] figlio tredicenne riguardo all’illiceità e ai rischi connessi a condotte quali il downloading di files musicali “pirata” o il file-sharing degli stessi.
Nella decisione annullata, invece, la Corte d’appello di Colonia aveva ribadito la responsabilità dei genitori sottolineando l’incompletezza e l’insufficienza della condotta genitoriale, che sarebbe dovuta essere integrata almeno attraverso un “monitoraggio” mensile delle attività svolte dal figlio su internet e, soprattutto, dei software installati sul proprio personal computer.
La novella del Bundesgerichtshof fornisce pertanto alcune importanti indicazioni, che concorrono a delineare con maggiore chiarezza il contenuto (e soprattutto i confini) del principio di “diligenza e controllo” della propria connessione posto in capo all’intestatario (in questo caso con riferimento ai figli minori), aspetto che ricopre sempre più un ruolo essenziale e “sensibile” nel dibattito tecnico-giuridico sulla responsabilità per illecito commesso su internet da terzi[5].
[1] BGH, 12.11.2012, I ZR 74/12, “Morpheus”.
[2] § 832 Responsabilità dell’obbligo alla sorveglianza: “Chi è obbligato in forza di legge all’esercizio della sorveglianza su una persona, che necessita di sorveglianza per minore età o per il suo stato mentale o fisico, è tenuto al risarcimento del danno che questa persona arreca illecitamente ad un terzo. L’obbligo di risarcimento non sorge se egli assolve al suo obbligo di sorveglianza o se il danno si sarebbe verificato anche con l’esercizio della sorveglianza dovuta”.
[3] LG Köln, 30.03.2011 – 28 O 716/10; OLG Köln, 23.03.2012 – 6 U 67/11.
[4] “ein normal entwickeltes 13-jähriges Kindes”.
[5] Si veda ad esempio, sempre su questo blog, il commento della sentenza della Corte Costituzionale tedesca (1 Bvr 2365/11), del 21 marzo 2012.