Novembre 2008. Il provider australiano iiNet finisce nelle grinfie legali della Australian Federation Against Copyright Theft (AFACT), la federazione locale che rappresenta gli interessi delle grandi major dell’industria cinematografica. I vertici del fornitore di connettività vengono così accusati di aver agevolato la violazione online del diritto d’autore, di aver permesso gli scaricamenti illeciti in mancanza di “misure ragionevoli” a limitare il fenomeno sulle proprie infrastrutture di rete. Nella visione dell’industria di celluloide, iiNet non avrebbe minacciato i suoi abbonati con le disconnessioni, nemmeno adottato delle specifiche tecnologie per bloccare i traffici illeciti. Al contrario, il provider avrebbe lucrato sui download selvaggi.
“Questi signori ci stanno chiedendo di diventare giudice, giuria e boia”. E’ la replica immediata del CEO di iiNet Michael Malone, che sottolinea come un fornitore di connettività non possa trasformarsi in una sorta di poliziotto della Rete. Né sbattere fuori dal web utenti sulla base di un’accusa di violazione del diritto d’autore. L’ISP australiano si difende in maniera veemente, dichiarando di aver sempre collaborato con le major e le autorità per tutelare il copyright sul suo network. Mentre i vertici di AFACT promettono di consegnare DVD stracolmi di prove a sostegno dell’accusa: iiNet non avrebbe disconnesso numerosi utenti colti con le mani nel sacco del P2P.
Lo scontro si infiamma. Le major rappresentate da AFACT chiedono ad un giudice australiano di obbligare iiNet a consegnare una serie di informazioni relative ad alcuni abbonati. In sostanza, il provider dovrebbe rilasciare dati sulle sessioni online anonimizzate di centinaia di scariconi, in spregio a quanto sottoscritto nel contratto con l’ISP stesso. E’ l’ultimo affondo prima di una parziale marcia indietro da parte dell’industria del cinema. Vengono infatti ritirate le accuse definite più assurde dal provider australiano: iiNet non verrà giudicato per aver distribuito in maniera diretta i contenuti tutelati dal diritto d’autore. Solo per aver agevolato le violazioni in mancanza di controlli sugli abbonati.
Febbraio 2010. “iiNet non è responsabile. Non se i suoi utenti sfruttano la fornitura di connettività come mezzo per violare il diritto d’autore. La legge non riconosce alcun obbligo di tutela del copyright da parte di un soggetto terzo”. E’ la decisione in primo grado di una corte federale australiana: il provider non potrebbe essere dichiarato responsabile della condotta intrapresa dai suoi clienti. Ai vertici di AFACT viene imposto un risarcimento pari a 4 milioni di dollari australiani. I rappresentanti dell’industria non ci stanno e parlano di un’interpretazione sbagliata dei meccanismi di funzionamento dei download online. Decisioni come quella del giudice Dennis Cowdroy costituirebbero un contesto pericoloso per la crescita dell’economia nazionale.
Ad un anno esatto dalla prima assoluzione in primo grado, iiNet si ritrova in aula per l’appello voluto da AFACT. Ma il provider vince ancora, nuovamente assolto dalle accuse dell’industria del cinema. I gestori dell’ISP non sarebbero affatto obbligati a prevenire le violazioni a mezzo telematico, dovendo invece rimanere neutrali come un classico intermediario della Rete. AFACT non potrebbe appellarsi alle “mancate misure preventive” perché non ci sarebbe alcuna ragione per definirle illecite.
Marzo 2011. Le major non sembrano voler accettare la duplice sconfitta e annunciano l’ultimo ricorso presso l’Alta Corte australiana. Secondo AFACT, iiNet avrebbe volontariamente ignorato le segnalazioni inviate dai legittimi detentori dei diritti. Avvisi “accurati al 100 per cento”, circa le condotte illecite intraprese dagli abbonati al provider. Ormai sfiancato dalla battaglia, il CEO Malone inizia a proporre ai signori del copyright un contesto diverso per la lotta al P2P. Ovvero un organo indipendente che raccolga e analizzi tutte le segnalazioni, dirimendo le controversie con un forte potere sanzionatorio. Questa autorità permetterebbe inoltre ai singoli provider di rimanere neutrali e al riparo dal fuoco incrociato dei titolari dei diritti.
E’ la fine del novembre appena trascorso. L’ultimo atto della saga AFACT vs iiNet ha inizio all’attenzione dei giudici dell’Alta Corte australiana. I legali dell’industria continuano ad affilare la lama, sottolineando come il provider debba essere considerato responsabile delle violazioni. La mancata adozione di tecnologie di blocco e filtraggio dei protocolli BitTorrent dovrebbe trasformare l’ISP in un veicolo di distribuzione pirata. Il CEO Malone preferisce scongiurare un ribaltamento clamoroso delle due precedenti sentenze: iiNet sarà scagionato del tutto in mancanza di accuse fondate nei suoi confronti. L’esito di questa battaglia verrà annunciato tra la fine di quest’anno e l’alba del 2012.