Internet e contenuti: quale futuro ci attende?

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Fare previsioni è difficile, particolarmente se queste riguardano il futuro, disse un famoso allenatore di basket americano. E questo è vero soprattutto in un settore, quello legato ad internet, in continua e rapida trasformazione. Eppure è proprio questa la coraggiosa sfida che ha intrapreso la Florence School of Regulation, Communications&Media – dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, nel proporre l’evento che si è tenuto a Roma il 12 marzo scorso presso i locali dello Spazio Europa di via IV Novembre – dall’ambizioso titolo “Internet and Content: Options fot the Future”.

Il pomeriggio, che si è snodato attraverso tre qualificate tavole rotonde, ha cercato di rispondere ai maggiori interrogativi del momento. Il professor Pier Luigi Parcu, Direttore dell’FSR Coms&Media, nell’aprire la discussione, illustrando uno studio realizzato per l’occasione dalla Scuola, ha toccato i principali nodi della questione. Internet è una sorta di Giano bifronte: se da una parte permette infatti di creare “nuovo valore”, dall’altra distrugge i mercati tradizionali. E’ proprio per questo che internet può essere concepito anche come un “buco nero”. Se i player tradizionali non modificheranno i propri modelli di business, finiranno per essere inghiottiti.

Parcu ha spiegato che per lo sviluppo della rete, i dati recenti dimostrano come la killer application in grado di incentivare la domanda sia il video streaming. Ma questo non è vero da un punto di vista economico. Internet ha inoltre introdotto nuovi modelli di produzione e distribuzione dei contenuti, spesso abbattendo i costi e eliminando l’intermediazione produttore/distributore. Tutto questo ha ovviamente prodotto un radicale cambiamento nelle abitudini dei consumatori, enfatizzato dall’ingresso di nuovi supporti tecnologici e nuovi device. Il consumatore 2.0 è infatti un “pro-sumer”, crasi che implica da una parte la produzione e dall’altra il consumo. E a livello di policy tutto questo cosa produce? Le sfide del regolatore oggi sono estremamente complesse. In campo ci sono questioni delicate: modelli di business in evoluzione, la neutralità della rete, il dover garantire la concorrenza… inoltre andrebbe assicurato un level playing field a tutti gli operatori in campo, vecchi e nuovi, ed è sempre più urgente combattere, ma con intelligenza e inventiva imprenditoriale, un sistema illegale basato sulla pirateria audiovisiva che sottrae risorse vitali ai produttori di contenuto.

Se da una parte Vaccarono ha difeso il ruolo di Google, enfatizzando quanto internet rappresenti uno strumento importante per il pluralismo espressivo, altri player come Sky o Deutche Telekom, per quanto su versanti differenti, si sono domandati se davvero un crescente utilizzo di internet implichi anche più contenuti. Mario Filipponi di Sky ha enfatizzato il ruolo centrale dei contenuti, peraltro non tutti uguali, ribadendo che “the content is the King”. Stefano Parisi di Chili tv ha parlato di un mercato, quello dello streaming, ancora giovane. Certamente lo streaming costituisce un fattore di impulso importante anche per lo sviluppo della rete a banda ultralarga, ma in Italia, ad esempio, una alta percentuale di famiglie non possiede un pc e non è dotata di una connessione fissa. Se il video on demand, ha proseguito Parisi, è un mercato da 2 miliardi di euro in Europa, in America Netflix da sola produce un fatturato di 3 miliardi! Se in America le tv connesse hanno superato i 100 milioni, in Europa il dato si attesta intorno 40 milioni (ma con più di 30 lingue diverse).

La ricetta di Parisi per un incentivo allo sviluppo del mercato europeo risiede nella creazione di un level playing field in grado di consentire la crescita di piattaforme europee.

Dopo una brillante riflessione di Martin Cave sulla Net Neutrality, conclusa suggerendo vigilanza ma non regole rigide, Picard dell’Università di Oxford ha messo una grande enfasi sul tema del copyright online ricordando, a supporto dello studio della Florence School, che il copyright non è nato per proteggere diritti ma per permettere di negoziarli.

Internet si profila come un soggetto che metterà sempre più al centro l’utente finale ha suggerito Alessandra Rossi dell’Università di Siena. Aumentano le scelte del consumatore, aumenta la frammentazione dell’audience, aumenta l’interazione sociale attraverso i social network offrendo un crescente “surplus digitale” all’utente.

Numerosi sono i problemi da risolvere ha commentato Roberto Viola, Vice Direttore Generale della Dg Connect a Bruxelles, dal sovrapporsi di vecchi e nuovi modelli di business al copyright, la cui riforma deve superare i localismi nazionali verso la creazione di un mercato unico digitale. Nei prossimi mesi si metterà mano a diversi dossier scottanti: da un nuovo quadro regolatorio per i media e per le telco, al telecom package.

L’idea portante comunque resta quella di realizzare nel più breve tempo possibile una Europa connessa.

Del quadro italiano hanno parlato la Commissaria Agcm Gabriella Muscolo e il Presidente Agcom Angelo Marcello Cardani, ambedue lodando l’approvazione del piano per la banda larga che le Autorità cercheranno coi loro strumenti in ogni modo di favorire. Se è vero che il maggiore driver per la domanda di banda ad oggi sembra essere il video streaming, Cardani ritiene che la promessa di una pubblica amministrazione efficiente e di uno snellimento burocratico in tutte le aree del paese potrebbe costituire un elemento di indiscusso appeal. Un altro problema italiano, ha proseguito il Presidente Agcom, è quello dell’interoperabilità: se è vero che il 70% delle famiglie possiede una smart tv, è altrettanto vero che soltanto una minima parte l’ha connessa ad internet. Ai problemi infrastrutturali, ha giustamente ricordato Cardani in chiusura, nel caso italiano si aggiunge un divario culturale che gioca un ruolo estremamente rilevante in questa partita. Se da una parte 1/3 degli italiani consuma video online quotidianamente, sorprendentemente quasi il doppio della media Europea, dall’altra esiste un terzo della popolazione che non si è mai connesso ad Internet è questo appare assai preoccupante.

La promessa finale della Florence School of Regulation, Communications&Media è stata quella di trasformare lo studio introduttivo a base della conferenza in un vero e proprio Policy Paper che dovrebbe essere completato e pubblicato nelle prossime settimane.

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