Gli italiani iniziano a orientarsi verso un’informazione presa da più media, con la tv che nonostante Internet continua ad essere determinate nel processo di formazione dell’opinione pubblica: è questo il quadro offerto dalla ricerca ‘News e gli italianì condotta da LaRiCA (Laboratorio di Ricerca e Comunicazione Avanzata) Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. È stata presentata a Roma questa mattina a da Lella Mazzoli e Fabio Giglietto, responsabile e coordinatore dell’indagine, e commentata dai giornalisti Giovanni Floris, conduttore di Ballarò, e Marino Sinibaldi, direttore di Radio3. L’indagine ha coinvolto un campione di 1209 italiani adulti, 1009 sentiti al telefono fisso (metodologia Cati) e 200 contattati al telefono mobile. La ricerca evidenzia come, nonostante tutto il dibattito sulla rete, la tv domini ancora: è il mezzo di informazione più utilizzato (90,8%) e quello considerato più influente nella formazione delle opinioni (62,1%). Mentre Internet è al 51,1%, ultimo fra i mezzi di comunicazione presi in esame, tanto per utilizzo quanto per influenza percepita.
Altro dato importante dell’indagine è il modo in cui l’informazione è passata da ‘ritò, cioè fruita da un solo mezzo, il giornale, a ‘puzzlè, cioè presa da più piattaforme: Sono rimasti pochi (4%) gli italiani che si affidano ad un solo media, il 50,5% usa una combinazione di fonti online ed offline e quasi la metà (48,7%) dichiara di usare cinque o più mezzi (stampa nazionale 63%; stampa locale 59%; tv locale 62,8; tv all news 53,2%; radio 56,6%; e appunto Internet al 51,1%). In particolare, sul web le principali attività che gli italiani compiono sono l’invio di mail (91,90%) e l’uso dei social network (59,30%), in testa Twitter e microblog (16,10%).
La ricerca mette in luce come i portali d’informazione abbiano la meglio sui quotidiani online: il 60,9% dei fruitori di notizie online si informa infatti attraverso Msn e Google News, il 53% attraverso quotidiani online. Il 23% riceve, invece, informazioni da persone o organizzazioni seguite su Facebook. E si scopre che il ‘consumo partecipativò di notizie in rete è del 36,40% del campione sentito al telefono (51%). L’indagine evidenzia inoltre come gli italiani siano critici nei confronti del sistema dei media: l’83,30% ritiene che siano schierati e il 77% che omettano volutamente informazioni.
Riguardo la copertura di alcuni argomenti, il 65,70% ritiene che i media coprano a sufficienza alcuni temi di interesse: lo sport è al primo posto, seguito dalle notizie sulla comunità locale e sugli spettacoli.
Interessanti anche le motivazioni che spingono gli italiani a informarsi: l’84,90% lo fa per rispondere a un dovere sociale; il 77,30% per discuterne con gli altri. Ama imbattersi in notizie inaspettate l’84,70% dei fruitori di notizie in rete.
Infine, ecco il profilo dell’online news consumer medio: ha un titolo di studio superiore o la laurea; ha più di trent’anni (il 43,90% dai 30 ai 49 anni); il 21,80% ha un’età che va dai 50 ai 64 anni; il 27,60% va dai 18 ai 29 anni; il 6,70% ha più di 65 anni, categoria definita ‘avid consumers’ perchè ha più tempo per seguire le notizie.
«La ricerca dimostra che Internet non cambia lo scenario, cioè non sostituisce ma si aggiunge ai media e quindi non può essere l’evento che cambia l’informazione in Italia – ha detto Floris -. E dimostra che ci devono essere tante fonti, non solo le isole del web, con interessi certificabili».
«La tv è ancora centrale in Italia – ha detto Sinibaldi – ma questo studio dimostra come si sgretolerà questo predominio: con la mobilità, la personalizzazione e la partecipazione». (ANSA).