Si è già scritto tanto sulla decisione della corte d’Appello di Milano del 21 dicembre che chiude, in secondo grado, la saga Google versus Vividown, ribaltando la sentenza di condanna per trattamento illecito di dati che il Tribunale di Milano aveva emesso nei confronti di tre manager di Google.
Forse, qualcuno potrebbe aggiungere, si è scritto anche troppo, in presenza soltanto di dispositivo e nella totale assenza delle motivazioni a suo supporto. Forse. Il dispositivo però, in questo caso, è cosi “parlante” che è assai difficile poter rimanere del tutto silenti fino al giorno del deposito delle motivazioni. “Assoluzione perché il fatto non sussiste”. Nessuna violazione della normativa privacy è stata commessa da Google.