Probabilmente in molti, hanno sempre avuto l’intenzione di mettere mano a certi “gingilli” tecnologici. Probabilmente alcuni, hanno avuto l’intenzione di realizzare certi “gingilli” tecnologici. Alla fine siamo abbondantemente nella terza rivoluzione industriale, nell’era di Internet e nella nuova era dei creativi digitali. Ecco: creativi. Forse è proprio questo l’aspetto più interessante delle attuali generazioni che ricoprono la classe di persone suddette. Quella dei progettisti “fai-da-te”. Quella delle persone che hanno avuto in testa un’idea e desidererebbero realizzarla. Ideare e trasformare quel banale “gingillo” in qualcosa di realmente utile. Magari da inserire all’interno della propria casa, oppure, da proporre come idea al mercato. Eppure, nonostante le seducenti premesse, il più grande ostacolo è sempre lo stesso: “Mancano, necessariamente, competenze in elettronica o in informatica”. Sbagliato. O almeno in parte.
Grazie al mondo Open Source, diverse cose sono cambiate rispetto al passato. In questo caso l’esempio più attinente è senza dubbio la creazione italiana sviluppata da Massimo Banzi e dal suo team: Arduino. Prima di entrare in alcuni dettagli, potremmo comprenderne le potenzialità con una semplice analogia. Pensiamolo come se fosse un’automobile. Dopo numerose guide, il suo controllo diviene naturale. Ma, nonostante la nostra bravura, non è scontato che si conosca il funzionamento dell’iniettore presente nel vano motore. Cosa che, senza sminuire l’importanza del componente, neanche ci interessa perché poniamo più attenzione a guidare la macchina piuttosto che a conoscerne il funzionamento.
Arduino è anche questo: nasconde parte della complessità dell’hardware e del software, per farvi concentrare di più sulla vostra idea piuttosto che sul come realizzarla. Per dare una definizione più esatta, potremmo definire Arduino una piattaforma di prototipizzazione rapida. Esso è rilasciato completamente Open Source in ogni suo componente software. Anche i suoi schemi e la relativa documentazione è rilasciata con licenza Creative Commons. Dunque, il vantaggio diretto è che il dispositivo può essere manipolato e modificato a piacimento per la realizzazione di un’idea o di un prodotto.
In particolare, quali sono i soggetti che potrebbero essere interessati a mettere la mani su Arduino? Senza dubbio gli hobbisti ai quali piace sfruttare le proprie competenze in elettronica per costruire qualcosa da utilizzare nella propria abitazione. Ma anche ai designer, agli artisti e a chiunque sia interessato nel creare oggetti interattivi. Non dimentichiamoci degli studenti di elettronica che, con la guida dei propri docenti, potrebbero costruire Arduino partendo da una basetta sperimentale. Questo perché è aperto e perché è nel beneficio di tutti far sapere come funziona. Infatti non è da escludere che qualche studente o designer modifichi lo schema originale di Arduino per fargli fare qualcosa di più specifico.
Arduino è tutto questo. Una piattaforma tramite la quale, ad esempio, è possibile creare dei sistemi semplici di domotica per accendere e spegnere luci nella vostra casa. Potreste impiegarlo per aprire il vostro cancello. Arduino potrebbe ricordarvi quando le vostre piante hanno bisogno di acqua. Potreste impiegarlo per costruire o modificare la vostra stampante 3D. Potreste applicare la sua versione lavabile a dei vestiti che, tramite dei LED, possono essere utilizzati dai ciclisti per segnalare la svolta a destra.
Dunque potremmo definire Arduino una fabbrica dei desideri. Beh non proprio. Lui si limita a semplificarvi il lavoro. La vera fabbrica, siete voi.
(articolo già pubblicato nel sito del GNU/Linux user group Perugia)