Nel momento in cui plurimi segnali istituzionali adombrano l’opportunità di un intervento normativo sull’utilizzo dei social media da parte dei magistrati in Italia, appare di evidente importanza l’analisi delle esperienze di regolamentazione nel diritto comparato. Distinguendo tra gli approcci più restrittivi o più aperturisti adottati nei diversi Stati degli Stati Uniti d’America — che per diverse ragioni costituiscono la disciplina giuridica più risalente e articolata del fenomeno — lo studio enuclea innanzitutto i nodi giuridici fondamentali posti dall’utilizzo dei social media da parte dei magistrati. Vengono poi giustapposte due differenti impostazioni della questione di politica del diritto, che a loro volta accedono a diverse ricostruzioni degli interessi costituzionali rilevanti e, mediatamente, ad alternative concezioni del ruolo della magistratura nello Stato costituzionale di diritto.
With converging indications portending a policy intervention on the use of social media by judges in Italy, a review of foreign experiences appears of evident importance to the enactment of an overall convincing regulation on the subject. By distinguishing between the more restrictive and liberal approaches adopted in the United States — which, for different reasons, constitute the prime regulatory framework in the comparative landscape — the study outlines the key legal issues in the judges’ use of social media. Furthermore, the essay articulates a reflection on two competing accounts of the constitutional interests bearing on the policy question, which in turn foreshadow contrasting understandings of the role of judges in contemporary constitutional democracies.