In data 16 aprile 2021, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha emesso parere sfavorevole circa l’utilizzo del sistema di riconoscimento facciale Sari Real Time da parte del Ministero dell’Interno. Il Garante ha affermato che il summenzionato sistema, oltre a essere del tutto privo di una base giuridica che legittimi il trattamento automatizzato dei dati biometrici per il riconoscimento facciale, allo scopo di garantire la pubblica sicurezza, sarebbe anche dannoso perché realizzerebbe una indiscriminata sorveglianza di massa.
Il sistema Sari Real Time – non ancora attivo – consisterebbe nell’analisi, in tempo reale, dei volti dei soggetti ripresi, i quali sarebbero poi confrontati con una banca dati – la c.d. watch list – capace di contenere fino a 10.000 volti. Se, poi, si dovesse riscontrare una corrispondenza tra il volto captato dalla telecamera e uno dei volti all’interno del database, il sistema allerterebbe le Forze di Polizia. Il sistema avrebbe il potere, inoltre, di registrare tutto ciò che riprende.
Il Garante, nel comunicato stampa, osserva come il sistema Sari Real Time realizzerebbe un trattamento dati automatizzato su larga scala, poiché esso sarebbe idoneo a captare le immagini di chiunque – si pensi al caso di partecipazione a una manifestazione pacifica nella zona in cui sono installate le videocamere -. Si passerebbe, così, dal condurre una sorveglianza mirata a una vera e propria sorveglianza di massa.
A parere del Garante, ci dovrebbe essere una base normativa che disciplini adeguatamente un sistema di sorveglianza del genere e tale base normativa dovrebbe tener conto di tutti i diritti e le libertà coinvolte. Si dovrebbe, inoltre, definire bene le situazioni in cui è possibile fare uso di simili sistemi.