Domenica 10 Report ha mandato in onda un servizio in cui si sono analizzati alcuni aspetti, a dir poco problematici, delle “polizie” in materia di privacy di alcuni soliti noti. Un servizio con qualche colpo ad effetto, ma in fondo un servizio corretto. Alla fine il motivo del mio scarso entusiasmo deriva solo da un fatto: molte delle cose che ho sentito, visto il mestiere che faccio, le sapevo già. Io servizio, però , evidentemente ha dato molto fastidio ed ha ricevuto commenti molto negativi da parte degli integralisti della rete. Riporto di seguito parte di uno dei commenti (che, alla fine, non era molto più lungo di quanto vedrete riportato di di seguito, in tutto una mezza pagina).
“Parlare con toni sensazionalistici del mondo di Internet, purtroppo, è incredibilmente “italiano” ma, forse, dalla redazione guidata dalla Gabanelli era lecito aspettarsi qualcosa di più: la puntata su Internet ci è sembrata, francamente, un’accozzaglia di luoghi comuni, di banalizzazioni e di sensazionalismi a volte davvero poco incoraggianti. Parlare male di Internet in Italia è facile (abbiamo recentemente affrontato il discorso in questo post sul nostro blog) e la puntata di Report andata in onda ieri sera non si distacca minimamente da questa brutta tradizione nostrana” (Fonte: http://www.mrwebmaster.it/news/report-si-butta-web-inciampa_5164.html)
Faccio una premessa: la persona che ha scritto questo post non si è firmata. Alla faccia della personalità; almeno la Gabanelli ci mette la faccia. Ma il punto che vorrei sollevare è questo: è possibile criticare Google e/o Facebook senza essere accusati di ricorrere a luoghi comuni? Secondo voi, quante persone in questo paese sono al corrente del fatto che Facebook (e così tutti gli altri social network) rivendono alla grande liste di indirizzi? E dirlo in televisione è forse banale solo perchè si comincia ad aprire un velo su qualcosa che fino ad ora solo gli addetti ai lavori sapevano?
A mio modo di vedere la realtà è che ci sono interessi che non devono essere toccati e soprattutto che c’è la inveterata abitudine di usare e di abusare di parole d’ordine e slogan, invece di discutere e magari anche di fare una critica seria. La Gabanelli ha sottolineato quello che è uno degli aspetti più critici di Internet: la totale ed assoluta assenza di privacy in certi spazi della rete: è sbagliato dirlo? Certo, ad alcuni ben noti potentati questo non fa piacere, ma anche a me non fa piacere sapere che qualcuno faccia soldi vendendo i miei dati: è stato autorizzato a farlo? Non voglio entrare nel discorso (che sarebbe molto lungo) sugli aspetti formali della nostra legge privacy, della quale io sono da anni uno dei detrattori più accaniti. Lasciamo perdere quindi gli articoli di legge (per ora, ovviamente) e gli altri aspetti formali: in base a quale principio qualcuno si può arrogare il diritto di fare con ciò che mi appartiene (la mia identità) quello che a lui pare e ricavarne un profitto? Il problema (non) è tutto qui. Il problema si articola in molti aspetti particolarmente poco edificanti che mi permetto di elencare così come vengono.
1. La maggior parte dei soggetti che si impossessano dei nostri dati sono società non europee, che operano da anni sul nostro paese (facendoci anche bei soldini) e poi si rifiutano di applicarne le leggi. Troppo comodo. Se la BMW vendesse auto difettose in Brasile o Usa vorrei vederla difendersi dicendo che e auto sono state fatti in Baviera e quindi la legge USA non si applica.
2. La percentuale di soggetti minori coinvolti (parliamo di dodicenni o anche meno) è impressionante: non c’è un pizzico di ritegno nello sfruttare dei ragazzini?
3. La maggior parte dei dati vengono presi all’insaputa degli utenti: dare qualche informazione in più, magari con qualche mezzo più innovativo? Invece di mettere un link nell’angolo più lontano della Home Page, non sarebbe meglio ogni tanto mandare a tutti una pagina di informazione di spiegazione?
4. Le majors del mondo della comunicazione (cinema, musica) da anni combattono per difendere i loro contenuti (video e musica, principalmente) dalla pirateria. Ma se è lecito proteggere contenuti di questo genere, perchè quando il contenuto invece è costituito dai miei dati allora il loro commercio è libero ed io devo solo stare zitto e subire? Forse che le informazioni che riguardano la vita degli esseri umani non assurgono alla stessa dignità di una canzonetta?
5. Due anni fa, in occasione della giornata europea sulla privacy, il Garante (e non solo quello italiano, ma tutti i Garanti europei) sono andati in giro per le scuole a dire in maniera più edulcorata quello che la Gabbianelli ha detto ieri. Scandalizzarsi ora è ipocrita, tanto più che non sono state dette inesattezze, ma solo cose che non fanno piacere.
6. Infine, ma non per questo meno importante: una cosa è criticare il web (che non so bene cosa voglia dire), altra cosa è invece sottolineare i disinvolti comportamenti in materia di privacy di certi soggetti. C’è una differenza non da poco, e se qualcuno non la capisce… e non fatemi finire.