Il marketing di prossimità utilizza la tecnologia Bluetooth al fine di veicolare messaggi e contenuti multimediali direttamente verso i terminali mobili degli utenti che si trovano entro una certa distanza massima da essi. Apparentemente potrebbe sembrare la soluzione capace di rivoluzionare il modo di fare pubblicità: basta con i biglietti da visita e il volantinaggio! Finalmente un modo veloce che sfrutta la tecnologia e arriva direttamente “in casa” del consumatore finale!
Il problema è se a dar fastidio sia anche il solo bussare…
L’apparato di Proximity Marketing infatti funziona inviando un messaggio multimediale ai dispositivi cellulari compresi nel suo raggio d’azione.
Sul cellulare appare una richiesta di autorizzazione del tipo: “xxx ti ha inviato jessica.jpg vuoi ricevere?”
Solo l’accettazione permette di ricevere il contenuto, e, se tale accettazione non arriva in tempi brevi (circa 30 secondi), il dispositivo non viene più ricontattato. Già solo questo mostra l’inadeguatezza di un servizio marketing del genere. ll problema si complica se poi a farne le spese sono anche i consumatori.
Già in poco tempo, infatti, ci si è resi conto che il cosiddetto Bluetooth marketing non pone alcuna attenzione a come la ricezione dei messaggi pubblicitari si ripercuote, in termini di privacy, sugli utenti finali.
Molti utenti ritengono il marketing di prossimità infatti molesto e invasivo.
Circa il 10% dei cellulari presenti sul mercato avvisano l’utente all’arrivo della richiesta di ricezione del messaggio pubblicitario con uno squillo identico a quello di un SMS. In questo caso è evidente che la delusione di vedersi recapitare un messaggio pubblicitario, magari se si è in attesa di un messaggio ben più importante, rende tale tecnologia quanto mai inopportuna.
Oltretutto in prossimità di un apparato di Proximity Marketing risulta estremamente difficile l’invio tra cellulari di contenuti attraverso il canale Bluetooth, ma questa è un’altra storia…
Il restante 90% dei cellulari presenti sul mercato non avvisa l’utente della ricezione della richiesta d’invio da parte dell’apparato di Proximity Marketing, ovvero il cellulare non suona , non vibra, non s’illumina alla ricezione della richiesta di autorizzazione, insomma non fa nulla… quindi soltanto chi ha il cellulare in mano e lo sta guardando accetterà o rifiuterà il messaggio inviato. In quest’altro caso diventa palese la limitazione che rende il Bluetooth marketing inefficace e non classificabile come marketing “serio”, a meno che non stiate a fissare inebetiti il vostro cellulare mentre passeggiate per strada.
Per ovviare a questi problemi spesso in occasione di fiere o di campagne di Bluetooth marketing, per attirare l’attenzione dell’utente finale, si fa spesso ricorso a grandi cartelloni pubblicitari che segnalano l’esistenza di apparati di Proximity Marketing, avvisando l’utente di accendere il Bluetooth del proprio cellulare. Si incorre però in due problematiche estremamente differenti che portano però allo stesso, magro, risultato: 1) l’utente finale può non capire neanche di cosa si sta parlando 2) chi lo capisce spesso spegne immediatamente il Bluetooth (se acceso) per evitare di essere disturbato da messaggio pubblicitari.
Insomma attenti a dove passeggiate! Potreste imbattervi in una “Jessica” non desiderata…